Si può fare lo screenshot di un post altrui su Facebook senza richiedere il consenso? Non è domanda ovvia e di certo non se l’è posta un assessore alle politiche ambientali pugliese. È vero che in campagna elettorale – come in amore e in guerra – tutto è lecito, direbbe qualcuno… ma fino a un certo punto.

Il “fatto di cronaca” ci interessa solo per ragionare su ciò che accade nel web (che non è un Far Web) e su quali sono i nostri diritti di cittadini digitali. Accade così che la moglie di uno dei candidati sindaco si permetta di pubblicare sul suo profilo privato Facebook (limitandone la visione ai soli amici) un post sulla situazione della raccolta differenziata della città, riportando con ironia l’osservazione della loro bimba sul colore dei bidoni diverso da quello imparato a scuola (e stabilito da una norma Uni). L’assessore, probabilmente nella foga di replicare in campagna elettorale a un così impertinente appunto, ha deciso di acquisire (chissà da dove e come…) lo screenshot del messaggio privato, di mantenerlo intatto, senza rendere anonimi i dati personali e di replicare pubblicamente sul suo profilo Fb. Tutto come se nulla fosse.

Senza entrare nel merito della questione, il modus operandi dell’assessore è corretto o deve considerarsi sbagliato in punto di diritto? Occorre prima di tutto precisare che esiste la cosiddetta netiquette e un comportamento del genere è da considerarsi riprovevole per quelle regole che il mondo di internet si è dato e che l’intera community di Facebook si è impegnata a rispettare nel momento in cui si è registrata al servizio. Inoltre, la piattaforma social di Facebook rinvia nelle sue condizioni alla normativa in materia di “privacy”, imponendo si suoi utenti l’osservanza delle rispettive normative nazionali. Quindi Facebook non è il Far Web e chi utilizza i suoi servizi poggia i piedi sulle regole di educazione e sulle norme giuridiche del mondo reale: effettuare senza consenso uno screenshot di un post altrui, con la foto del profilo dell’utente, va sempre considerato un comportamento grave che viola la normativa in materia di protezione dei dati (Decreto Legislativo 196/2003 e Regolamento UE 679/2016).

Ma davvero lo screenshot di un post su Facebook si può considerare un dato personale? Molti ancora se lo chiedono: non ci possono essere dubbi al riguardo. Secondo la normativa italiana deve considerarsi dato personale “qualunque informazione relativa a persona fisica, identificata o identificabile, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale”. Quindi anche la targa di un’autovettura o un numero IP sono dati personali. Figuriamoci se, nel caso specifico, non debba essere considerato come dato personale il post di un profilo Facebook.

Ma i post su Facebook non dovrebbero invece considerarsi pubblici? Alcuni potrebbero chiederselo in ragione di un recente provvedimento del Garante, nel quale in realtà si è solo sottolineato che i post su Facebook, anche quando sono applicate restrizioni della privacy, non possono mai garantire assoluta riservatezza, i rischi di diffusione vanno considerati e questo a maggior ragione quando si postano foto o dati di minori. E questa valutazione del Garante è corretta giuridicamente, oltre che essere di buon senso.

In ogni caso, anche se qualsiasi post su FB dovesse ritenersi “pubblico” (e non è così e il Garante non l’ha riferito), il discorso dal punto di vista della normativa non cambierebbe. Infatti, come ha ricordato il Garante in tante occasioni, anche per i dati personali contenuti in elenchi pubblici valgono le regole del Codice, infatti tali dati non possono essere riutilizzati per qualsiasi scopo e senza il consenso dell’interessato, perché occorre sempre rispettare le finalità di pubblicazione. Nel caso specifico, la signora aveva dato il consenso all’assessore per l’utilizzo di quel post? L’assessore poteva spiegare le sue ragioni senza pubblicare nome e cognome della signora e della bambina e senza effettuare lo screenshot del post? Credo che le risposte siano ovvie. Questo accadimento invece dovrebbe farci riflettere su quanto bisogno ci sia oggi di alfabetizzazione su argomenti così delicati, a partire dai nostri politici, e quanto sia utile discutere di questo anche in contesti istituzionali.

Resta l’amarezza invece per come ancora venga considerato il ruolo di una moglie rispetto al marito (politico), dando per scontato che lei sia solo un megafono passivo delle idee del pater familias. Ma questo è un altro discorso su cui riflettere con attenzione e sul quale occorrerebbe con altrettanta urgenza intervenire culturalmente, perché anche di questi salti culturali l’Italia ha disperato bisogno.

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