La presidente dell’associazione nazionale antimafia ‘Riferimenti’, Adriana Musella, è indagata dalla Procura di Reggio Calabria. Al centro dell’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza e coordinata dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Sara Amerio, ci sono alcune presunte irregolarità nella gestione dei finanziamenti pubblici concessi al coordinamento nazionale ‘Riferimenti’. In seguito a una richiesta di comparizione, lunedì pomeriggio la Musella è stata interrogata dai magistrati in merito ai contributi ricevuti dalla Regione, dalla Provincia di Reggio Calabria, ai fondi comunitari e a quelli del ministero dell’Istruzione. Tra il 2011 e il 2012, infatti, nelle casse dell’associazione sarebbero confluiti circa 400mila euro grazie pure a un protocollo da 130mila euro siglato nel dicembre 2010 tra il Consiglio regionale e Riferimenti. Soldi che erano stati spesi anche per retribuire familiari della presidente e per finanziare viaggi, ristoranti e acquisti.

Dalla contabilità dell’associazione, infatti, spuntano non solo convegni istituzionali, qualche incontro nelle scuole e “settimane bianche dell’antimafia” a Folgaria. Ci sono: 60mila euro di tipografia per la realizzazione di calendari e di un libro, 11mila euro per omaggi e addobbi floreali, 23 mila euro per le magliette distribuite durante la manifestazione “Gerbera Gialla” e quasi 5mila euro di targhe. Con i soldi della Regione, inoltre, sono state pagate 1.778 euro all’Apple Store di Roma, le bollette dei cellulari (5mila e 900 euro), quelle del telefono fisso (2mila euro) e dell’energia elettrica (844 euro). Addirittura 16mila euro, sono stati i compensi pagati da Riferimenti a Francesco Tortorella, di professione grafico e nella vita figlio di Adriana Musella. Infine, ci sono pranzi per 7mila e 200 euro di cui 2mila spesi alla Locanda di Molinara e 1.500 al ristorante “I Tre Farfalli” all’epoca di proprietà di Salvatore Neri, cognato della presidente Musella. La notizia di un’inchiesta nei confronti dell’associazione antimafia è stata pubblicata dal giornale locale Il Quotidiano del Sud e confermata stamattina dalla stessa Musella che su Facebook scrive: “È in atto un’indagine a mio carico”.

Per due volte, nel marzo 2016, la guardia di finanza si è presentata al Consiglio regionale per acquisire i documenti riguardanti i finanziamenti elargiti alle associazioni antimafia e le pezze giustificative delle elargizioni concesse dalla Regione per i progetti sulla legalità. Intervistata dal Quotidiano del Sud, la Musella ha dichiarato: “Sono stata io un anno fa, non avendo nulla da temere, a depositare tutti i documenti dell’associazione in Procura al fine di rispondere a notizie giornalistiche che ritenevo lesive della mia immagine. Sono stata convocata in Procura solo per qualche chiarimento e non mi è stata mossa alcuna contestazione di reato”. Ancora non si conoscono i dettagli dell’inchiesta e, in particolare, le spese su cui i magistrati vogliono vederci chiaro. Il dato di fatto è che quella della Musella non è la prima associazione antimafia finita nel mirino della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Nel gennaio 2016, la presidente del movimento “Donne di San Luca” Rosy Canale è stata condannata per truffa a 4 anni di carcere dal Tribunale di Locri. Per lo stesso reato, qualche settimana fa il presidente del “Museo della ‘ndrangheta” Claudio La Camera è stato rinviato a giudizio e per lui presto inizierà il processo.

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