È ripreso alla Camera martedì 28 marzo, dopo varie polemiche e rinvii, il cammino della legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento, il cosiddetto testamento biologico, che prevede le norme sul fine-vita. Sul testo pesa l’opposizione di Lega Nord, Alternativa popolare, Fdi e di diversi esponenti cattolici, anche nelle forze politiche di maggioranza. A rallentare l’iter della legge ci sono infatti i circa 600 emendamenti presentati. Intervento di ostruzionismo che la relatrice del provvedimento, la deputata dem Donata Lenzi, ha detto di aspettarsi per tutta la fase della discussione generale.

Dopo un pomeriggio di discussione, l’esame della proposta di legge riprenderà poi alla Camera martedì 4 aprile. Così ha annunciato in Aula il presidente di turno Roberto Giachetti, specificando che la decisione “potrà essere confermata nella riunione della Conferenza dei capigruppo, già convocata per il 29 marzo per la predisposizione del calendario dei lavori del mese di aprile”. La decisione di rinviare la discussione alla prossima settimana ha fatto infuriare gli oppositori, contrari a un possibile contingentamento dei tempi.

“La maggioranza vorrebbe prendere decisioni, senza nulla concedere a un’opposizione che pretende di mettere in sicurezza il testo, evitando scivoloni che lo consegnerebbero a un’evidente deriva”, ha affermato la deputata dell’Udc, Paola Binetti. “Sembra che qualcuno proverà a silenziare la loro voce, ricorrendo a un escamotage per far slittare il ddl alla prossima settimana -continua la deputata – quando scatterà il contingentamento dei tempi, che comporterà il dimezzamento delle possibilità di intervento e di argomentazione”. “Ancora una volta davanti a temi ad altissima rilevanza etica il governo, non potendo mettere la fiducia perché si tratta di una legge di iniziativa parlamentare, ne comprime la voce”, conclude Binetti.

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