I lavori di ristrutturazione di casa, con annessa vasca idromassaggio, e i mobili acquistati fatti passare per spese per l’istituto di ricerca. E poi mezzo milione di euro “usato” per acquistare materiale informatico che in gran parte sarebbe stato rivenduto a persone che poi lo avrebbero “ricollocato” sul mercato tramite il sito “subito.it”. E una parte di quel materiale sarebbe stato poi ceduto a parenti e amici. Ammonta a un milione, secondo i pm di Napoli, il tesoretto rubato tra il 2011 al 2015 dal segretario amministrativo dell’Istituto Ambiente Marino Costiero del Cnr di Napoli.

Secondo il pm Ida Frongillo, che ha firmato un decreto di fermo eseguito dalla Guardia di Finanza, Vittorio Gargiulo, avrebbe fatto passare per “ripristino locali interni dell’istituto” i lavori del suo appartamento e avrebbe speso 16mila euro per il mobilio: soldi che erano stati inseriti alla voce “campagne oceanografiche” nella contabilità. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, è scattata dopo la denuncia da parte del direttore generale del Consiglio nazionale delle ricerche, Paolo Annunziato.

Il fermo è stato eseguito perché l’indagato, perquisito due volte, ormai sapeva delle indagini a suo carico: secondo gli investigatori “si stava preparando a lasciare il territorio italiano”. Agli atti dell’inchiesta ci sono le varie spese che Gargiulo contabilizzava con varie motivazioni, tutte fittizie. Dalle indagini sarebbe emerso anche un episodio di concussione che il funzionario avrebbe commesso ai danni di un’impresa che stava realizzando lavori per l’Istituto Ambiente Marino Costiero.

Nella prima fase dell’inchiesta è emersa l’anomalia di una fattura per la consegna a casa di Gargiulo di giostre gonfiabili: un percorso, lo scivolo, la nave dei pirati e altri giochi (valore 32mila euro) destinati all’intrattenimento di bambini, attività che l’indagato, secondo gli inquirenti, svolgeva parallelamente. Quella fattura era stata contabilizzata alla voce “materiali di consumo da laboratorio”. Ben 40mila euro sarebbero stati spesi per l’acquisto di teloni e tende. Secondo gli inquirenti 325mila euro sarebbero stati usati in varie attività. Di questi 150mila sarebbero finiti a una ditta di “frutta e verdura”, 40mila a una ditta che commercializza saponi e detersivi. Il tutto pagato dall’istituto con bonifici poi in parte accreditati su conti correnti di persone compiacenti.

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