I soldi per pagare la terza caparra del Milan, che sta arrivando in piccole tranche, provengono di nuovo dalle Isole Vergini Britanniche, come era già accaduto per la seconda caparra versata a dicembre attraverso la Willy Shine International Holdings. Lo scrive Calcio&Finanza, pubblicando i documenti che dimostrano come Rossoneri Sport Investment, società di Sino-Europe Sports con sede ad Hong Kong, abbia ricevuto almeno “una parte delle risorse per pagare a Fininvest” da un veicolo ad hoc creato nel paradiso fiscale.

La società si chiama Rossoneri Advanced Company Limited e ha sede “nell’Offshore Incorporations Centre di Road Town a Tortola”, nelle Isole Vergini Britanniche. Calcio&Finanza spiega come questa nuova scatola – secondo la Reuters erano già 16 quelle che ruotano attorno all’operazione – “ha sottoscritto un aumento di capitale della Rossoneri Sport Investment di Hong Kong di 864,5 milioni di dollari di Hong Kong, pari a circa 103 milioni di euro al cambio attuale”. In questo modo il capitale sociale della Rossoneri Sport Investment è passato da 12 a 115 milioni di euro. L’operazione è stata formalizzata dalle autorità di Hong Kong lo scorso 21 marzo, ma è stata avviata il 20 febbraio e conclusa il 9 marzo, sei giorni dopo il closing fissato (e poi slittato) per il 3 marzo.

Dopo i 50 milioni arrivati negli scorsi giorni, potrebbe quindi essere ormai prossimo il versamento dei restanti 50 che permetterebbero a Sino-Europe Sports di fissare una nuova data per concludere l’operazione. Un giorno utile – secondo rumors – del 14 aprile, il giorno precedente al derby contro l’Inter. Il “nuovo” closing è il quarto concordato tra Fininvest e Ses da quando Silvio Berlusconi e il misterioso capofila Yonghong Li hanno messo la loro firma sul preliminare di vendita per il passaggio del 99.93% delle quote del Milan. “I ritardi sono colpa della stretta all’uscita dei capitali dalla Cina”, ripetono fonti finanziarie. Ma intanto continuano a fioccare “no comment” da banche e società accostate all’investimento da oltre 700 milioni di euro che il broker cinese sta tentando di portare a termine.

Giovedì ci ha pensato la Reuters a moltiplicare i dubbi sull’operazione. L’inviato dell’agenzia di stampa internazionale è andato a Changxing, città dove hanno sede gli uffici di Sino Europe Sports. Ma non c’è stato modo di confermare l’effettiva operatività di Ses. I custodi dicono di aver visto molto di raro qualcuno (“se non mai”, scrive la Reuters) e Liu Cong, analista che lavora accanto ai presunti uffici di Ses, ha affermato di aver “sentito il nome della società, ma qui non è venuto mai nessuno”. La stessa situazione, in autunno, era stata dipinta in un lungo reportage de La Gazzetta dello Sport.

A questo si aggiungono i “no comment” di molte banche e istituti finanziari accostati all’acquisto, in veste di finanziatori: China Construction Bank, Fubon, Haixia Capital. E il fondo statale Sdic ha spiegato di non avere news su come sia avanzata l’operazione dopo la firma del preliminare. Nubi che si aggiungono ad altre nubi all’interno di una vendita in cui i nuovi proprietari si sono detti pronti a investire quasi 1,2 miliardi suddivisi tra i 540 per acquisto delle quote, i 220 per i debiti pregressi e i 350 per il calciomercato nelle prossime tre stagioni. Yonghong Li, che ha un patrimonio personale stimato in 880 milioni di euro, non è riuscito a mettere insieme la metà di questa cifra in otto mesi. Prima a chiesto una proroga a dicembre, poi al 3 marzo, ancora altre settimane, ora al 14 aprile. Fininvest si dice sicura che tutto andrà per il meglio e continua a fidarsi di lui. I tifosi molto meno.

 

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