Sabato 25 marzo la guerra dello Yemen entrerà nel suo terzo anno. Da quel giorno del 2015 nel Paese è in corso un conflitto sporco tra le forze sciite filo-iraniane huthi e una coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita.

Secondo l’ultimo rapporto annuale del segretario generale Onu sui bambini nei conflitti armati, pubblicato nell’aprile 2016, dal marzo 2015 il 60 per cento delle morti e dei ferimenti di bambini sono da attribuire alla coalizione militare a guida saudita, un altro 20 per cento agli huthi mentre del restante 20 per cento non sono state individuate esattamente le responsabilità.

Amnesty International ha ripetutamente documentato violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse dalla coalizione, anche nei confronti dei bambini, tra cui attacchi aerei contro le scuole e l’uso di bombe a grappolo (qui l’ultima denuncia) che hanno ucciso tre bambini e ne hanno feriti altri nove.

Le agenzie delle Nazioni Unite stimano che dal marzo 2015 al febbraio 2017 quasi 1500 bambini siano stati arruolati da tutte le parti in conflitto nello Yemen: gli huthi, al-Qaeda nella penisola araba (Aqap), parecchie divisioni dell’esercito regolare yemenita e alcune milizie filo-governative.

L’Arabia Saudita, inizialmente inclusa nell’elenco, ne è stata successivamente rimossa dall’ex segretario generale Ban Ki-moon a seguito di pressioni dei diplomatici di Riad presso le Nazioni Unite. Quanto agli huthi, Human Rights Watch li aveva già accusati di arruolare, addestrare e impiegare bambini soldato.

Amnesty International, nel corso delle sei missioni condotte tra gennaio 2015 e novembre 2016 nei territori controllati dagli huthi, ha incontrato bambini soldato che presidiavano posti di blocco: alcuni di loro avevano un libro in una mano e con l’altra tenevano un kalashnikov. L’ultimo rapporto risale a neanche un mese fa e riguarda quattro nuovi casi.

I quattro bambini sono stati reclutati a metà febbraio da Ansarullah – il nome con cui gli huthi sono conosciuti a livello locale – nella capitale yemenita Sana’a. Le famiglie lo hanno appreso da testimoni, che hanno visti salire i bambini su un autobus fermo fuori da un centro controllato dagli huthi, in cui si svolgono preghiere e letture al termine delle quali adulti e minorenni vengono incoraggiati a raggiungere la linea del fronte per difendere lo Yemen dall’Arabia Saudita.

I familiari hanno sottolineato che nei loro quartieri c’è stato un aumento del reclutamento dei bambini soldato. La guerra ha acuito la crisi economica e molte famiglie non riescono più a sostenere le spese di trasporto per mandare i figli nelle poche scuole ancora aperte. Diversi insegnanti sono in sciopero a causa del mancato pagamento dello stipendio.

Due dei familiari intervistati da Amnesty International hanno dichiarato di aver ricevuto promesse di incentivi economici, da 20.000 a 30.000 rial yemeniti (approssimativamente, da 75 a 115 euro) al mese nel caso in cui un bambino diventi martire sul fronte di guerra. Gli huthi s’impegnano anche di stampare e affiggere manifesti funebri per celebrarne il contributo dato allo sforzo bellico.

Lo Yemen è stato parte della Convenzione sui diritti dell’infanzia e del suo Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, che proibiscono il reclutamento e l’impiego dei bambini nelle ostilità.

Il reclutamento o l’impiego di minorenni al di sotto dei 15 anni ad opera delle parti coinvolte in un conflitto è, ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale e del diritto consuetudinario, un crimine di guerra. L’ennesimo di questa guerra dimenticata.

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