“Più lavoro meno sbirri“. E poi: “Siete tutti sbirri”. E ancora: “Don Ciotti sbirro“e “”don Ciotti è più sbirro del sindaco”. Non sono passate neanche 24 ore dal duro intervento antimafia del presidente Sergio Mattarella che a Locri compaiono scritte inquietanti. Due messaggi comparsi nella notte sui cancelli del Vescovado, altri su un muretto nel resto della città: sono tracciati da mano ignota ma incitano chiaramente alla ‘ndrangheta proprio nei giorni in cui la cittadina calabrese è stata scelta come tappa fondamentale della Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime della mafia.

Le scritte inquietanti – “La mafia è ancora forte e cerca di arruolare in ogni ambiente“, aveva detto il capo dello Stato visitando la città domenica 19 marzo, in occasione delle celebrazioni che anticipano la Giornata per le vittime di mafia. Passano poche ore e sui muri compare quella scritta che sembra quasi confermare le parole di Mattarella. “Più lavoro meno sbirri”: un messaggio che strizza chiaramente l’occhio al più classico degli assiomi, con la mafia si lavora, con lo Stato no.

Ma non solo. Perché oltre al “più lavoro meno sbirri”, e al “siete tutti sbirri”, c’è un’altra scritta che è comparsa nella cittadina calabrese nella notte: “Don Ciotti sbirro“. Un messaggio preoccupante visto che è stato scritto sui muri del Vescovado di Locri dove risiede il vescovo Francesco Oliva, che in questi giorni ospita proprio don Luigi Ciotti, presidente di Libera, presente in città proprio per la giornata dedicata alle vittime della mafia. Entrambe le scritte sono state subito cancellate dagli operai del comune di Locri, mentre il sindaco, Giovanni Calabrese ha fatto preparare un cartellone con il simbolo del comune con scritto: “Orgogliosamente sbirri per il cambiamento”. Resta l’inquietante messaggio lanciato proprio nella settimana in cui si ricordano le vittime delle associazioni criminali. Sempre a Locri domani arriveranno il presidente del Senato, Pietro Grasso e il guardasigilli, Andrea Orlando per partecipare alla marcia dove saranno letti i nomi delle 950 vittime delle mafie.

De Raho: “Strategia della ‘ndrangheta” –  L’evento ha subito raccolto il commento di Federico Cafiero de Raho, procuratore capo di Reggio Calabria. “I carabinieri hanno già avviato le indagini e tenteremo di capire, anche attraverso le presenze nell’area della manifestazione, quale sia la migliore lettura ed a quale cosca vada attribuito il gesto. È tipico della ‘ndrangheta criticare le migliori iniziative, come quella di questi giorni, che collegano la Calabria al resto d’Italia”, ha spiegato il capo degli investigatori calabresi.

“Queste scritte – ha aggiunto il magistrato – rientrano nella strategia della ‘ndrangheta che dice meno sbirri e più lavoro, ma è quella che fa fuggire le imprese che il lavoro lo danno. Proprio una settimana fa – ha aggiunto – un’impresa non calabrese che lavorava all’archivio della Corte d’appello, ha abbandonato tutto ed è fuggita per le intimidazioni. Allora smettiamola di raccontare storie e cominciamo a denunciare per far sì che la ‘ndrangheta smetta di ostacolare lo sviluppo in maniera ignorante. E ignorante è chi interpreta queste scritte come una verità e non come un’enorme truffa della ‘ndrangheta”.

Don Ciotti: “Impegno concreto dà fastidio” – Presente in città per partecipare alla giornata dedicata alle vittime delle mafie, Ciotti ha replicato alle scritte a lui indirizzate parlando proprio di lavoro. “Siamo i primi, da sempre, a dire che il lavoro è necessario, anzi che è il primo antidoto alle mafie. Ma che sia un lavoro onesto, tutelato dai diritti, non certo quello procurato dalle organizzazioni criminali”, ha detto il presidente di Libera. “Gli sbirri, che sono persone al servizio di noi tutti – prosegue – sarebbero meno presenti se la presenza mafiosa non fosse così soffocante. Questi vili messaggi, vili perché anonimi, sono comunque un segno che l’impegno concreto dà fastidio. Risveglia le coscienze, fa vedere un’alternativa alla rassegnazione e al silenzio. Noi è con questa Calabria viva, positiva, che costruiamo, trovando in tante persone, soprattutto nei giovani, una risposta straordinaria, una straordinaria voglia di riscatto e di cambiamento”. “Quella scritta è molto inquietante, perché compare il giorno dopo le parole del presidente Mattarella che ha rivolto un forte richiamo all’impegno di tutti e a prosciugare quella zona grigia abitata da chi non è mafioso ma non combatte l’illegalità o peggio si fa complice dei mafiosi”, è stato il messaggio inviato da Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia.

Il vescovo: “Qui serve lavoro onesto” –  “Nelle scritte si chiede lavoro, e questo è un problema fondamentale in queste terre. Ma qui serve lavoro onesto, che non tolga la dignità e non nasca dalla sottomissione. Qui non vogliamo il lavoro portato dalla mafia”, ha commentato invece il vescovo di Locri. “Don Ciotti sta facendo un lavoro eccezionale di educazione, un lavoro molto importante. Non dobbiamo abbassare l’attenzione sulla ‘ndrangheta, continuiamo a denunciare il fatto che la criminalità crea solo lavoro nero e disonesto. I caporali tolgono la dignità e calpestano i diritti degli operai. Il lavoro della mafia non ci serve”, ha continuato monsignor Oliva, che stamattina – con un’intervista al Corriere della Sera – aveva lanciato un appello: “Lo Stato – ha detto il vescovo – si faccia sentire e tuteli sempre di più coloro che hanno il coraggio di reagire. Ma tutto si complica senza una formazione culturale di lungo periodo”.

Mattarella: “Mafiosi non hanno onore – Ieri la città calabrese aveva ascoltato il duro intervento di Mattarella. “I mafiosi – aveva detto – non conoscono né pietà né umanità, non hanno alcun senso dell’onore e del coraggio, i sicari colpiscono con viltà persone inermi e disarmate. Sono presente in modo partecipe in questa terra così duramente ferita dalla presenza della criminalità organizzata. Una presenza pervasiva, soffocante, rapace, una presenza che uccide persone, distrugge speranze, semina terrore, ruba il futuro di questa terra”. Al vescovo e a don Ciotti, invece, è arrivata la solidarietà del deputato Pd Emanuele Fiano. “Le scritte apparse questa mattina a Locri – ha detto il deputato dem  – sono una sfida allo Stato, alle Istituzioni democratiche e al sentimento nazionale. Una sfida che viene portata il giorno dopo la manifestazione in vista della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di tutte le mafie, a dimostrazione dell’importanza che questa giornata riveste e di quanto sia importante fare terra bruciata alla criminalità organizzata.

(Ha collaborato Lucio Musolino)

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