Il protagonista, l’attore irlandese Cillian Murphy, l’aveva detto al Birmingham Mail qualche mese fa: riprese della quarta stagione al via nel marzo del 2017 e la conferma è arrivata dallo sceneggiatore, Steven Knight. “Ho scritto l’episodio 6 della quarta stagione che secondo me è la migliore fino a oggi. Sono molto contento: i ragazzi sono tornati e a marzo iniziamo a girare“, ha detto Knight a Deadline.

E così Peaky Blinders, la serie storica targata BBC e Netflix, si prepara a tornare. Appuntamento il prossimo autunno con l’Inghilterra degli anni’20: le ceneri della della Prima Guerra Mondiale ancora calde e le bande rivali di Birmingham pronte a sfidarsi a suon di scommesse clandestine, pizzo, gioco d’azzardo, risse, agguati. Per chi non avesse ancora avuto a che fare con l’irresistibile clan di ex combattenti e veterani capitanati da Thomas Shelby (Cillian Murphy), vale la pena rimediare recuperando le tre stagioni già andate in onda. Perché? Perché Peaky Blinders è una serie televisiva quasi perfetta.

Quasi perfetta è la scrittura. Steven Knight è un autore tra i più quotati del momento e non a sproposito. La sua predilezione per spunti storici e scenari maestosi trova un’espressione compiuta nella serie della BBC. Ricostruzione impeccabile, dialoghi quasi sempre all’altezza di una produzione cinematografica di alto livello. Sua anche la sceneggiatura di Taboo, altro prodotto dell’emittente britannica ambientato a Londra nel 1814 e centrato sulla storia di James Keziah Delaney (Tom Hardy), avventuriero che cerca la sua fortuna in una girandola di tradimenti, omicidi e tranelli di ogni tipo. Locke e Allied sono alcuni titoli firmati da Knight per il grande schermo (del primo è anche regista).

Quasi perfetti sono gli attori. Cillian Murphy – Tommy Shelby, i lineamenti aurei e gli occhi troppo limpidi per uno che deve fare il cattivo, è un capo branco intelligente e spietato, un amante appassionato e fedele, un affarista privo di scrupoli ma con un certo stile. Personaggio chiave. Paul Anderson – Arthur Shelby l’abbiamo visto e probabilmente memorizzato accanto a DiCaprio in The Revenant: fratello abituato a whisky e puttane, in Peaky Blinders è in ottima forma, dinoccolato spilungone con grandi doti di picchiatore e una evidente inettitudine nel fare l’uomo d’affari. E poi Tom Hardy – Alfie Solomons, anche lui protagonista del film da Oscar di Iñarritu (al quale viene da pensare che Peaky Blinders non sia dispiaciuta, come serie): nella serie BBC è il capo impulsivo e violento di una gang ebrea. Un terzetto da punteggio pieno.

Quasi perfetta è la colonna sonora. Nick Cave & The Bad Seeds, Tom Waits, The White Stripes, The Racounters, Arctic Monkeys, Radiohead, The Last Shadow Puppets. Uno dice, ma cosa diavolo c’entrano questi nomi con una serie ambientata negli anni ’20? Niente. Eppure la colonna sonora sembra fatta apposta per il contesto, in grado com’è di accelerare il ritmo quanto il montaggio si fa volutamente lento. Dà alla serie una musicalità da videoclip (di altissimo livello).

Quasi perfetta è la leggenda. Il nome “Peaky Blinders” viene associato (il Birmingham Mail ha recentemente smentito la storia) all’usanza di cucire la lama di un rasoio sulla visiera dei cappelli, in modo da poterli usare come arma nelle risse di strada.Un espediente narrativo che ben si lega ad un’altra caratteristica della serie: l’eleganza. In strada, ma con stile: questo potrebbe essere il motto dei personaggi del period drama.

E i difetti di questa produzione BBC? L’attesa. Tra la terza stagione la quarta rischia di passare infatti un mucchio di tempo. Decisamente troppo per capire che ne sarà di Tommy Shelby e dei suoi Peaky Blinders.

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