Il 24 marzo 2016 la legge sull’omicidio stradale diveniva realtà. Ad un anno di distanza, e nonostante polemiche e proposte di revisione per “sgonfiarne” portata ed effetti, possiamo dire che quegli effetti li ha avuti. Eccome.

In questi casi giova citare i numeri, eloquenti più di mille parole. Vedendola in generale, il 2016 è stata una stagione migliore rispetto al biennio che l’ha preceduta: le vittime di incidenti stradali sono calate del 5%, ad esempio, rispetto al 2015. Se poi si prende in considerazione l’arco temporale che va da fine marzo a dicembre 2016, quello in cui la legge sull’omicidio stradale ha fattivamente influito, la diminuzione arriva addirittura al 6,7%.

Fermando il monitoraggio alla sola attività della Polstrada, nello stesso periodo in 294 casi di incidenti mortali sono state individuate responsabilità penali riconducibili al reato di omicidio stradale (art. 589 bis del Codice della Strada). Quanto ai sinistri con lesioni, poi, in 530 casi sono state individuate responsabilità per i reati di lesioni personali stradali gravi o gravissime (articolo 590 bis del C.d.S).

I dati prodotti dal Viminale confermano poi questo trend anche per i primi due mesi del 2017. Polizia Stradale e Carabinieri hanno rilevato un calo degli scontri del 10,4%, a cui sono seguiti 207 morti: il 5,5% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E anche durante le ore notturne dei week end, notoriamente critiche, le vittime di incidenti mortali sono diminuite del 20%.

Cercando una sintesi possiamo dire che un miglioramento c’è stato, anche se l’obiettivo dell’Europa di dimezzare vittime e feriti sulla strada nel 2020 appare ancora lontano da raggiungere. L’inizio, tuttavia, è stato incoraggiante, nonostante si tratti comunque di una legge perfettibile. Resta poi da valutare l’effetto deterrente che avranno le pene “piene” (dunque presumibilmente più severe rispetto a quelle comminate con rito abbreviato) in arrivo con le prime sentenze.

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