Prezzo: 120mila euro per 90 metri quadrati su due piani. “Ripartiamo da zero, un progetto da realizzare, una casa da plasmare, e da ristrutturare!” Non è una casa qualunque quella “da plasmare”, come recita l’annuncio immobiliare comparso qualche giorno fa sui più importanti siti di vendite appartamenti. È l’attuale sede del Partito democratico della Barca, quartiere popolare e operaio della rossa Bologna. Il partito è sempre più liquido, mai come oggi dopo la scissione dei bersaniani, e servono sempre meno sedi. A Bologna gli iscritti si sono dimezzati in tre anni, passando da 75mila a 35mila. Così si vende. Ma a colpire chi cerca casa e si imbatte nell’inserzione, sono le foto messe online dall’agenzia immobiliare: le sale con le bandiere, le foto dei leader storici della tradizione comunista. “Disponiamo di 77 mq, possiamo ricavare con una semplice modifica: una sala, una cucina abitabile, 2 camere, 2 bagni già esistenti, uno al piano sopra e uno al piano terra”, recita l’annuncio.

“Si poteva evitare di mettere su quelle immagini. Pubblicarle così non è una cosa voluta da noi”, commenta Mauro Roda, presidente della Fondazione 2000, proprietaria dell’immobile. Vedere sul sito immobiliare le sale ancora addobbate con bandiere ed effigi storiche della sinistra non ha fatto piacere neppure a lui. Chissà se attirerà o meno gli acquirenti: “Per ora non mi risultano interessamenti, ma è in vendita da 15 giorni”. La Fondazione 2000, nata una decina d’anni fa (assieme ad altre analoghe fondazioni in giro per l’Italia) per salvaguardare il patrimonio del Pci bolognese dalle tempeste e delle scissioni dei partiti ‘eredi’, è proprietaria di decine di sezioni, case del popolo sparse per la provincia. Il Pd o un sindacato, o in generale una associazione che fa capo alla sinistra, se oggi vogliono una sede pagano un affitto alla Fondazione.

“È il Pd che ha disdetto l’affitto di quella sede”, precisa Roda. “Ora potranno rimanerci sino alla vendita, poi penso abbiano in mente di unificare due circoli del quartiere”. La sede di via De Ambris risale agli anni 60 e ha visto passare la storia del Partito comunista e delle varie sigle che sono venute dopo, sino al Pd. Nelle foto pubblica

te per la vendita non ci sono solo Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer: ci sono i manifesti del Pd; si intravedono i libri che una volta i compagni utilizzavano per formarsi (quando il partito era anche una scuola); si scorgono vecchie foto, probabilmente di partigiani. Del resto il circolo è intitolato ai partigiani più celebri da queste parti: i sette fratelli Cervi. Di sicuro non sarà né la prima né l’ultima sede Pd a essere venduta a Bologna: “Preferirei avere la metà dei circoli, ma efficienti, piuttosto che tenerne molti in disuso”, spiega Roda, che dopo la scissione di qualche settimana fa assicura di essere rimasto nel Pd. Anche se lavora “per un centrosinistra unito”. Al nuovo Movimento dei Progressisti e democratici di Pierluigi Bersani è pronto comunque anche ad affittare una sede: “Se me la chiederanno, dietro contratto, sono prontissimo a darne una anche a loro. Siamo sempre al servizio della comunità: di partiti, sindacati, associazioni della società civile”. Ad ogni modo, Roda spiega che le più importanti e storiche Case del popolo saranno salvaguardate e rimarranno alla Fondazione: “Noi abbiamo un vincolo di salvaguardia del patrimonio, il ricavato delle vendite non può andare a coprire aspetti gestionali, non va nella parte corrente ma nella parte patrimoniale. Useremo i soldi di queste vendite per mettere a posto e ammodernare altre sedi”.

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