Una società di proprietà della famiglia di Jared Kushner, genero e primo consigliere del presidente statunitense Donald Trump, sta per ricevere più di 400 milioni di dollari dalla Anbang Insurance Group, una delle maggiori assicurazioni cinesi, nell’ambito di un progetto d’investimento nella torre al numero 666 della Fifth Avenue di Manhattan, che appartiene proprio alla famiglia imparentata con i Trump. L’intera operazione porterà circa 4 miliardi di dollari nelle casse della Vornado Realty Trust, cioè nelle tasche dei Kushner: 2,85 miliardi per l’acquisto dell’immobile di 41 piani – una valutazione senza precedenti in tutta Manhattan – e 1,15 miliardi per rilevare dalla famiglia un vecchio mutuo ancora acceso. Gli esperti del settore dicono che è un prezzo estremamente favorevole per i Kushner che non sono mai riusciti a rendere profittevole la torre – destinata a uffici e attività commerciali – e che al tempo stesso manterranno una quota nella futura cordata che la controllerà: soldi cash subito e una partecipazione azionaria domani.

Anbang è una holding partecipata da grandi imprese statali cinesi, come la automobilistica Shanghai Automotive e la petrolifera Sinopec, ed è considerata una delle compagnie più politicamente connesse della Cina. Questa circostanza aumenta i dubbi sull’intera acquisizione, a forte rischio di conflitto d’interessi, data la posizione di Jared Kushner nello staff presidenziale. Anche altre operazioni di Anbang sul suolo Usa, come l’acquisto del Waldorf Astoria di Manhattan, sono in questo momento sotto i riflettori delle autorità di Washington. Durante una sua visita a New York, l’ex presidente Obama si rifiutò di soggiornare proprio al Waldorf per timore di eventuali cimici disseminate nell’hotel dai nuovi proprietari cinesi.

Non è invece chiaro se il governo di Pechino, che recentemente ha stretto sul travaso di capitali verso l’estero, sia intenzionato a eccepire sui 400 milioni di dollari che prendono la via di New York. I dettagli dell’operazione sono circolati perché la famiglia Kushner spera così di attirare altri investitori. Bloomberg rivela che, dopo Anbang, sarebbero in arrivo altri partner stranieri attratti da un favorevole programma federale, denominato EB-5, che offre il permesso di residenza negli Usa a stranieri disposti a investire in “aree depresse” con progetti che determinino l’assunzione di almeno 10 lavoratori. Nato come schema pilota nel 1992, l’EB-5 è stato esteso da Obama proprio a dicembre 2016. Ma che c’entra la Quinta Strada di Manhattan con una “area depressa”? Niente paura: secondo quanto riporta il sito dell’Immigrazione Usa, EB-5 offre la green card anche a chi rileva un “business in affanno” (troubled business), cioè “in vigore da almeno due anni e che ha subito una perdita netta nei 12 o 24 mesi precedenti al primo investimento straniero”. Et voilà la torre di Manhattan in cronica perdita. Ed ecco anche un altro possibile conflitto d’interessi: il Kushner businessman trae profitto da un programma federale su cui ha visibilità il Kushner consigliere di Trump.

Jared Kushner è di fatto una specie di inviato di Trump nel mondo e ha voce in capitolo su questioni che vanno dalla politica commerciale alla sicurezza nazionale. In compagnia del suocero, si è già incontrato con Yang Jiechi, il ministro degli Esteri cinese e sarà probabilmente presente anche all’incontro “storico” tra Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping che si terrà in Florida il mese prossimo. Intanto, un portavoce della famiglia ha comunicato che il conflitto d’interessi non esiste perché Jared Kushner ha già venduto la sua quota nell’edificio al numero 666 della Fifth Avenue agli altri membri della famiglia. Ne prendiamo atto. Fu proprio il genero di Trump ad acquistare la torre nel 2007, per il prezzo record di 1,8 miliardi di dollari. L’acquisizione rivelava la volontà, da parte di Vornado Realty Trust, di fare il grande salto di qualità nel business immobiliare, fino a quel momento incentrato sulle “città giardino” suburbane, in direzione dei prestigiosi immobili metropolitani. Poi la crisi dei mutui subprime ha abbattuto il valore dell’edificio e, da allora, i Kushner hanno cercato più volte di ricapitalizzare.

Intanto anche Ivanka Trump – sì, la moglie di Jared Kushner nonché figlia del presidente – ha la sua brava China experience. Dopo che suo padre ha proclamato nel discorso di insediamento che avrebbe seguito “due semplici regole: compra americano e assumi americani”, lei si fa pescare mentre importa oltre 53 tonnellate di scarpe, borse e vestiti Made in China per la propria linea di moda. La merce sarebbe stata prodotta in Cina da tre società statunitensi titolari di licenze per la fabbricazione di prodotti “Ivanka Trump”: G-III, Mondani Handbags e Marc Fisher Footwear. Dalle elezioni dell’8 novembre scorso al 26 febbraio, sarebbero state ben 82 le spedizioni che dai porti cinesi hanno preso la via dell’America, riportano diverse testate citando fonti delle Dogane statunitensi. Ma anche il Global Times cinese ha rivelato nei giorni scorsi che almeno un’azienda manifatturiera del sud della Cina avrebbe già ricevuto un ordine da 10mila paia di scarpe proprio da Ivanka.

Nulla di illegale, ovviamente, ma ormai non passa giorno senza che i media liberal Usa e poi di riflesso quelli globali facciano uscire qualche nuova rivelazione sugli affari di Trump e accoliti vari con la Cina, già capro espiatorio dei tempi elettorali. Che si tratti di materia per i tribunali, di conflitto etico o di semplice accanimento da parte di quel mondo uscito scornato dalle elezioni di novembre resta materia di discussione. Prendiamo intanto atto della nascita di un nuovo filone giornalistico: la storia sino-trumpiana del giorno.

Di Gabriele Battaglia

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