Decine di contractor russi hanno operato in Libia almeno fino a febbraio. Lo ha riferito Oleg Krinitsyn, titolare della compagnia privata russa RSB-group, che, intervistato da Reuters, ha dichiarato che i suoi uomini sono stati impiegati in un’opera di sminamento di un impianto industriale vicino alla città di Bengasi, in un’area liberata dalla presenza delle brigate islamiste dalle forze di Khalifa Haftar, fedeli al governo di Tobruk e ostili a quello di Tripoli, riconosciuto dalla maggior parte dei Paesi della comunità internazionale. Il Cremlino ha smentito la presenza di “forze speciali russe” in Libia ed Egitto. “Non abbiamo informazioni al riguardo”, ha detto il portavoce di Putin Dmitri Peskov citato dalle agenzie russe.

L’imprenditore russo non ha però voluto rivelare di quale tipo di impianto industriale si trattasse e se l’esecutivo tripolino, presieduto da Fayez Al Sarraj, sapesse dell’operazione dei suoi uomini. Krinitsyn ha spiegato che la sua azienda non ha operato sotto il controllo del ministero della difesa russo, ma ha svolto attività di consulenza per il ministero degli Esteri. I mercenari, ha precisato, non hanno preso parte a nessun combattimento. Anche se, sottolinea, in caso di attacco avrebbero “naturalmente preso parte alla battaglia per proteggere la loro vita e la vita dei nostri clienti”. Questo, ha spiegato Krinitsyn, è quanto prevede “la scienza militare: un contrattacco deve seguire a un attacco. Ciò significa distruggere il nemico”.

La presenza degli uomini russi non è però stata confermata dai ufficiali militari e governativi di Tobruk contattati dall’agenzia stampa. In precedenza un’altra smentita invece è arrivata dal Generale dell’aviazione libica, fedele ad Haftar, Mohammed Manfour che ha dichiarato a Sputnik, sito finanziato da Mosca: “La Libia non ha nessun contratto con compagnie militari private russe. Ogni accordo o incontro con la controparte russa è ufficiale e passa attraverso il governo della Federazione russa e dal comando dell’esercito libico”, ha concluso il militare.

Ma secondo diversi analisti, questo sarebbe un altro segnale del supporto che Mosca sta fornendo a Tobruk. Un sodalizio cominciato nel dicembre 2016, con la visita di Haftar a Mosca che ha sancito un avvicinamento fra le parti e le basi per l’apertura di una base russa a Bengasi, gemellata con quella aerea russa di Hmeimim, a Latakia, in Siria.

Mentre a gennaio, durante la visita di Haftar sulla portaerei russa Kuznetsov, avvicinatasi alle coste libiche, sarebbe stato formalizzato un accordo per la fornitura di armi a Tobruk per un valore di 2 miliardi di dollari. L’intesa, avevano aggiunto fonti diplomatiche arabe, interpellate dal portale web elgornal.net, risale al 2008 ai tempi del regime di Muammar Gheddafi. Ismail al-Gul, parlamentare dell’Assemblea dei deputati di Tobruk, aveva poi confermato la notizia in un colloquio telefonico con il quotidiano al Arab. Per al Gul, si è trattato di dare “compimento ad accordi esistenti e questo non rappresenta un problema”.

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