Non sarà il primo a doverla affrontare. “Ma non sarà neppure il secondo a restarci secco”, garantiscono i suoi colleghi renziani del Pd, gli amici che gli stanno vicini. Il ministro Luca Lotti si prepara a vivere la sua giornata di passione: quella del voto, al Senato, della mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dal Movimento 5 Stelle e fissata in calendario per mercoledì 15 marzo. Ma sembra arrivare a questo appuntamento con relativa tranquillità, e non solo per l’esito abbastanza scontato della votazione. A suo favore depongono anche i precedenti: in oltre 30 anni di pratica, e nella ventina di casi già verificatisi, solo una volta una mozione di sfiducia individuale nei confronti di un ministro è stata approvata in Aula. “È una pistola scarica”, spiegava nei giorni scorsi Maurizio Gasparri, motivando la scelta di Forza Italia di non sostenere l’iniziativa pentastellata. E in fondo anche i 5 Stelle, se ufficialmente rivendicano che la loro scelta è “sacrosanta” alla luce dell’inchiesta Consip, poi sottovoce, di fronte all’evidenza dei numeri, ammettono che “quantomeno servirà a far sì che di questo scandalo si parli”.

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