“Nel Pd di Renzi si usano metodi intimidatori, ma io sono un magistrato antimafia. E quindi resisto alle loro intimidazioni“. Sono le parole pronunciate a Omnibus (La7) dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che spiega: “Io sono rimasto qui nel Pd, perché l’idea di fare la campagna elettorale contro la bandiera del mio partito era per me inimmaginabile. E l’ho spiegato a Enrico Rossi e a Roberto Speranza, che sono due brave persone, spezzate nel cuore dalla violenza che attorno a loro si è creata e gli ha reso invivibile la possibilità di rimanere nel Pd. Volevano fare la stessa cosa con me. Ma su di me coi loro tentativi di crearmi di crearmi problemi non vanno da nessuna parte. Se loro pensano di spaventarmi, si sbagliano proprio. Questi sono i loro metodi, lo sanno tutti“. E aggiunge: “Quando sono andato a Firenze a inaugurare il mio comitato, le persone avevano paura a venire. All’interno del Pd c’è un clima che ha causato la scissione. Vi garantisco che ci sono decine di persone che mi stanno sostenendo senza ammetterlo, perché dire ‘io sto con Emiliano’ in questo momento è pericoloso. E’ una di quelle cose che bisogna evitare”. Il candidato alla segreteria del Pd ha anche un battibecco con il giornalista dell’Unità, Mario Lavia, che osserva: “Lei è una sorta di giustiziere della notte, un corpo estraneo, un grillino nel Pd. Uno normale non vota per lei, ma preferisce direttamente un altro partito”. “Ho capito, mi votano gli anormali” – replica Emiliano – “Io non c’entro niente con questa gente. E questa gente non c’entra niente col popolo del Pd. Io vengo dalla terra di Di Vittorio e di Moro. So solo che il partito che viene dalla Resistenza, che è l’erede del Movimento Operaio e dei contadini, non può essere lasciato a persone così”

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