Una disuguaglianza salariale che “è tornata ai livelli del 2008” e ha peggiorato le previsioni per il futuro: serviranno ancora 170 anni per colmare il gap retributivo a livello globale, 52 anni di più di un anno fa. Perché oggi il salario di una donna è in media il 23% in meno di quello di un uomo. A calcolarlo è il report di Oxfam Un’economia che funziona per le donne che fa parte della campagna “Sfido la fame”, e sottolinea l’aumento del divario economico, di accesso al mercato del lavoro e ai fattori produttivi tra i due generi.

L’allargamento della forbice incide sempre di più sulla vita di milioni di donne soprattutto nei Paesi poveri dove questa disparità, dice ancora il dossier, costa fino a 9mila miliardi dollari all’anno di mancate risorse, che potrebbero permettere l’uscita dalla povertà estrema di una fetta sempre maggiore di quei 795 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame. Molti dei diritti acquisiti dalle donne negli ultimi decenni infatti sono messi in discussione e le disparità sono in crescita: la quota di lavoro non retribuito, soprattutto di cura delle persone, viene svolto da 2 a 10 volte in più dalle donne rispetto agli uomini. Eppure il settore è in grado di generare un valore economico complessivo di circa 10 mila miliardi di dollari all’anno, ossia più del pil di Giappone, Brasile e India messi insieme. Un’enormità di risorse che potrebbero non solo garantire un reddito dignitoso a milioni di famiglie nei paesi in via di sviluppo, ma anche migliori servizi pubblici essenziali come istruzione e sanità, si legge ancora.

“La disuguaglianza di genere a livello economico, oggi è tornata ai livelli del 2008. Nel mondo quasi 600 milioni donne sono occupate in lavori precari come il lavoro domestico a cui da sempre sono destinate e attività agricole di sussistenza, soprattutto nei Paesi poveri. È perciò un dovere universale garantire a milioni di donne un lavoro retribuito e un reddito dignitoso, colmando il divario tra uomini e donne in termini di opportunità e diritti, garantendo contratti stabili e condizioni di lavoro sicure”, dice Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia.

Sarà dunque fondamentale, conclude, “affrontare con decisione la discriminazione di genere e gli abusi sul luogo di lavoro, ridurre il peso del lavoro di cura non retribuito, dare un accesso eguale a quello degli uomini alla proprietà della terra e alla proprietà d’impresa a livello globale. Solo così sarà possibile sconfiggere la povertà estrema entro il 2030, salvando dalla fame fino a 150 milioni di persone nel mondo”.

Per sostenere il lavoro di Oxfam a fianco delle donne in alcuni paesi più poveri del mondo, attraverso la campagna Sfido la fame, fino al 31 marzo basta mandare un SMS al 45528.

Articolo Precedente

8 marzo 2017: non c’è parità per le donne lavoratrici

next
Articolo Successivo

Sky, strappo con i sindacati sui licenziamenti: “Gli esuberi non sono elemento di scambio nella trattativa”

next