Mentre l’armata Brancaleone dei Comuni lombardi, sotto la svogliata regia della Regione Lombardia, non ha saputo adottare un programma di azioni per fronteggiare l’infinita emergenza smog, dalla vicina Svizzera ci arriva una nuova tegola in testa: i motori diesel sono truccati non solo sulle automobili, ma anche sui tir. La denuncia arriva dalle autorità svizzere e mostra che troppo spesso gli autocarri esteri, che circolano sulle strade elvetiche, inquinano più del dovuto.

A differenza dello scandalo che aveva travolto la Volkswagen nell’autunno del 2015 (e che negli scorsi mesi ha coinvolto altre marche, a cominciare da Fiat e Renault), questa volta non sono i produttori a fare i furbi, ma i proprietari o i conducenti dei veicoli. In particolare i tir Euro 5 e Euro 6 per abbattere gli ossidi di azoto (i tristemente famosi Nox), utilizzano uno speciale additivo: l’Adblue, una soluzione acquosa in grado di trasformare gli ossidi di azoto (molto inquinanti) in vapore acqueo (H2O) e azoto (N). Senza tale additivo, il computer di bordo istallato, Selective Catalyst Reduction (Scr) sui tir per ridurre le emissioni e rientrare nelle categorie Euro 5 o 6, taglia la potenza per evitare che l’inquinamento aumenti esponenzialmente.

Tutti i conducenti sanno che c’è un modo per aggirare l’ostacolo: un computer (poco costoso) che fa sembrare che l’additivo ci sia anche quando è finito. Sotto accusa sono i tir provenienti dall’est Europa e dall’Italia. Così si risparmia fino a duemila euro l’anno di additivo e si evita di vedersi ridotta la velocità fino a 30 km/h. Ed è qui che scatta la frode: grazie infatti a un dispositivo da poche centinaia di euro, ne bastano 300, si può far credere al computer che il serbatoio Adblue sia sempre pieno e l’Scr funzionante, quindi il tir continua a funzionare normalmente, sebbene stia inquinando come un Euro 3.

Con questo stratagemma i camion inquinano fino a 5 volte oltre il consentito. I tir svizzeri testati (sempre per le autorità svizzere) risultano a norma. Tra quelli esteri, invece, 1 su 4 fa registrare un’emissione di ossidi di azoto troppo elevata. Insomma, non solo sulle strade svizzere, ma anche su quelle italiane circolano camion che inquinano come quelli degli anni 80. Poiché il trasporto su gomma in Italia è preponderante, l’effetto sull’inquinamento dell’aria è nettamente più pesante. E’ un modo per risparmiare a discapito della salute di tutti. Mentre da noi serve un “decreto” per bloccare gli Euro 3 diesel, la stragrande maggioranza dei tir inquina allo stesso modo, transitando sulle strade liberamente.

La diffusione della notizia al di là delle Alpi ha provocato un’immediata reazione dell’Associazione Iniziativa per le Alpi tesa a ridurre il traffico pesante di attraversamento con un aumento dei pedaggi e con l’introduzione di nuovi limiti alle emissioni di CO2. Inoltre sono stati richiesti nuovi controlli sui veicoli pesanti e in particolar modo sulla presenza di manomissioni sul sistema Scr con emulatori di AdBlue. Il paese, dove viaggia il 40% delle merci in treno (in Italia siamo al 7%), non si accontenta di alte quote di merci via treno, vuole di più perché si tratta di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini. Mentre in Europa si cerca una soluzione per salvare i polmoni, un paese terzo ha scoperto una truffa ai danni di tutti gli europei. Vedremo come reagiranno la vicina Lombardia e il nostro ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, a questa nuova truffa ai danni dell’ambiente.

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