Sindaci e amministratori abruzzesi in piazza a Roma per chiedere modifiche al decreto sisma, e procedure più urgenti e rapide per aiutare le popolazioni colpite da terremoto e maltempo. “Lo sfogo di Errani? Aveva ragione, questa non è ricostruzione”, spiegano in molti, rievocando quanto aveva detto il commissario ed ex esponente Pd nel corso di una riunione con alcuni amministratori locali delle Marche. Parole che vennero “in parte” corrette e ridimensionate: “Era per accelerare, uno stimolo”, si difese Errani. Eppure non pochi lamentano e denunciano le lentezze del post-sisma: “Troppa burocrazia, le casette promesse latitano, così come i fondi”. E c’è chi, al di là delle inchieste giudiziarie, rimpiange il metodo Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile ai tempi del governo Berlusconi. “Le sue casette nelle new town dell’Aquila cadono a pezzi? Non è vero, quel modo di fare era svelto e rapido, non come oggi”, spiega un amministratore di Campotosto. E non è il solo. “Io non rimpiango per nulla quel metodo decisionista, prima i sindaci erano esclusi da tutto, c’era un solo uomo al comando”, ha replicato la senatrice dem Stefania Pezzopane. I problemi, però, nelle aree colpite restano. “Cosa accadrà non lo sappiamo. Speriamo che lo stato non si dimentichi di noi”, è però il grido d’aiuto lanciato dal corteo

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