Mostruoso Montalbano. Non ci sono più parole per definire il successo clamoroso della fiction interpretata da Luca Zingaretti e tratta dai romanzi di Andrea Camilleri.

Un covo di vipere”, il primo dei due nuovi episodi in onda su RaiUno, ha ottenuto 10,6 milioni di telespettatori, per uno share del 40,78%. Un risultato incredibile, soprattutto nel panorama televisivo attuale, mai così frammentato e con un’offerta variegata che giocoforza ha fatto scendere l’asticella dei grandi risultati all’Auditel.

Ascolti da Festival di Sanremo, da partitona dell’Italia in una competizione internazionale, per un prodotto televisivo che è riuscito a coniugare qualità e penetrazione nel pubblico nazionalpopolare. Impresa difficile, se non impossibile, nell’epoca in cui il pubblico televisivo vide in una sorta di apartheid, diviso in compartimenti stagni tra trash, programmi fighetti, piattaforme di streaming e generaliste.

La forza di Montalbano sta nell’intelligenza di una grande letteratura veicolata attraverso un linguaggio popolare. È questo il più grande talento di Andrea Camilleri, anche se la trasposizione televisiva non garantiva di certo il rispetto della fonte originale. Eppure, una volta tanto, la fiction italiana è riuscita a partorire un vero e proprio capolavoro, mantenendo standard altissimi quasi 18 anni di produzione. Il Commissione Montalbano sa dosarsi, non va in onda purché sia, non viene prodotto in 10 episodi l’anno. Serialità ma anche no, perché Montalbano non è Un medico in famiglia o I Cesaroni e Camilleri non è un soggettista trash da fiction con Gabriel Garko.

Gran parte del merito va anche a Luca Zingaretti, che forse è schiavo del personaggio e ne soffre un po’, ma che ogni volta riesce a tratteggiare un Montalbano umano, troppo umano, irresistibile anche nei suoi difetti. È il Maigret dei giorni nostri, è Gino Cervi del XXI secolo.

L’identificazione totale dell’attore col personaggio forse ha penalizzato altri potenziali sbocchi professionali e opportunità per Zingaretti, ma Dio solo sa quanto ne sia valsa la pena. Zingaretti resterà nella storia della televisione italiana e non sarà solo una questione di numeri. In fondo, in passato, Montalbano ha ottenuto persino più spettatori rispetto a ieri sera. Però continua a stupire, a spiazzare pubblico e addetti ai lavori, perché non esiste un caso simile di longevità coniugata con risultati così clamorosi.

È mostruoso, appunto. E non ci sono altri aggettivi. Il Commissario Montalbano è forse l’ultimo baluardo della tv generalista di qualità. Qualità altissima, non media, accettabile. Non è il “meno peggio”, nossignore. È il meglio, è il massimo che la serialità italiana nazionalpopolare è riuscita a produrre dai tempi delle prime stagioni della Piovra.

Contenitori generalisti, contenuti nazionalpopolari ma di qualità eccelsa, risultati clamorosi: si può, dunque, alla faccia di chi dice che bisogna dare il trash al pubblico perché il pubblico quello vuole. Non è così. Semplicemente.

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