Una delle due killer di Kim Jong-nam, ucciso all’aeroporto di Kuala Lumpur il 13 febbraio, ha mostrato sintomi di malessere, tra cui vomito ripetuto, per il contatto con l’agente Vx. Si tratta del gas nervino usato per uccidere il fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong-un. Lo ha detto il capo della polizia malese Khalid Abu Bakar, rilevando che il gas è già stato utilizzato in passato dai sicari di Pyongyang. Non si sa però quale delle due donne in arresto abbia accusato il malore, se la cittadina vietnamita o quella indonesiana.

Le conclusioni preliminari dell’autopsia fatta sul corpo di Kim Jong-nam confermano l’avvelenamento con il gas nervino: in base alle tracce rilevate con le analisi curate dal Dipartimento di chimica della Malesia sul volto e sugli occhi, si tratterebbe di ‘ethyl s-2-diisopropylaminoethyl methylphosphonothiolate’, più semplicemente noto come agente Vx. Il fratellastro del leader nordcoreano è stato ucciso dalle due donne con una ‘carezza tossica‘, cioè spalmando sul suo viso l’agente tossico con le loro stesse mani. La polizia malese mercoledì ha chiarito che le due arrestate erano consapevoli della partecipazione a un attacco e hanno preso parte all’azione a mani nude, senza protezione. Una delle due aveva cercato di difendersi raccontando di essere convinta “di partecipare a una candid camera”.

Proseguono dunque le indagini delle autorità della Malesia, nonostante la contrarietà di Pyonyang. Nei giorni scorsi qualcuno ha cercato di introdursi nell’obitorio dell’ospedale di Kuala Lumpur e di trafugare la salma della vittima. Inoltre giovedì 23 febbraio, nella prima nota ufficiale sulla vicenda, la Corea del Nord ha accusato la Malesia di gravi violazioni nelle indagini, definite piene di “buchi e contraddizioni“. Mentre la Corea del Sud è stata accusata di cospirazione contro Pyongyang. La polizia malese sospetta che nell’omicidio siano coinvolti otto nordcoreani, di cui quattro già tornati in patria. Ri Jong-chol, chimico di 46 anni, è l’unico cittadino nordcoreano in arresto.

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