In due strisciavano 20 badge al giorno per “coprire” l’assenza dal posto di lavoro di altrettanti colleghi, che in realtà erano altrove. A giocare a tennis, per esempio, o addirittura a fare altri lavori in altre città, come clonare le schede per vedere le pay-tv. Niente paura però: perché all’ospedale Loreto Mare di Napoli, erano assenti persino i dipendenti dell’Ufficio rilevazioni presenze e assenze, cioè quelli che avrebbero dovuto controllare il corretto rispetto dell’orario di lavoro. Uno di loro lavorava come chef in un noto ristorante. E tra gli arrestati ci sono anche alcuni sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil, che – secondo fonti interne dell’ospedale – sarebbero stati coinvolti nella gestione dei badge. Sfiorano il paradosso i dettagli dell’ultima inchiesta anti assenteismo dei carabinieri del Gruppo tutela salute e del Nas di Napoli.

Dopo due anni di indagini, i militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip di Napoli su richiesta della procura nei confronti di 55 persone, mentre sono 94 gli indagati: sono tutti dipendenti dell’ospedale partenopeo. Ore e ore di filmati, intercettazioni e oltre 500 servizi di osservazione e pedinamento dal quale sono emersi migliaia di episodi di assenteismo: che oggi si sono trasformati in decine di provvedimenti restrittivi per truffa ai danni di Ente pubblico e falsa attestazione di presenza. Il blitz dei carabinieri è scattato in nottata, poco dopo le due del mattino.

“Non ‘furbetti’ ma professionisti del cartellino” – “Più che furbetti del cartellino parliamo di professionisti del cartellino“. Così il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, che coordina la sezione reati contro la pubblica amministrazione della Procura di Napoli, definisce quei dipendenti dell’ospedale Loreto Mare che, nell’arco di 3 mesi d’indagine, “hanno timbrato cartellini di altri dipendenti un numero smisurato di volte. In un caso 443 timbrature, in un altro addirittura 493“. Per eseguire gli arresti sono stati impiegati 270 militari: 160 del Nas e 110 del comando provinciale. Le misure cautelari sono state eseguite a Napoli, a Salerno e Caserta. Il danno erariale stimato ammonta a circa 700mila euro.

Assenteismo anche all’ufficio presenze – Secondo quanto emerso dall’indagine del Nas, c’era “una prassi consolidata” ossia la “strisciatura plurima dei badge” da parte di “persone che facevano risultare ingresso e presenza nel nosocomio di colleghi assenti e impegnati in faccende private lontane dal posto di lavoro”. Dai controlli è risultata anche l’assenza di “dipendenti dell’Ufficio rilevazioni presenze e assenze, ovvero di coloro che avrebbero dovuto assicurare i controlli per il rispetto delle clausole contrattuali; un dipendente di quell’Ufficio che aveva il compito di controllare i colleghi – osservano i carabinieri – in orario di servizio andava a fare lo chef in una struttura alberghiera del nolano”.

Lo chef, il tennista e i ‘clonatori’ – Tra gli indagati, ripresi dai sistemi video investigativi, due operatori socio sanitari “che avevano la disponibilità di 20 badge da strisciare quotidianamente, a seconda dei turni di servizio dei colleghi da coprire, grazie anche a continui contatti telefonici, di regola sms”.  Le indagini sono state portate avanti attraverso pedinamenti, utilizzando telecamere, sistemate nei pressi dei sistemi di rilevazione dei badge, e con intercettazioni telefoniche, che grazie ai sistemi gps, hanno consentito di scoprire dove i dipendenti risultati in servizio, si trovassero realmente. Oltre al cuoco e a chi si fingeva malato e poi si metteva in sella a uno scooter per sbrigare faccende personale, c’è anche il caso di un medico che risultava presente mentre se ne era andato in taxi a giocare a tennis oppure a fare compere in gioielleria. Infine è emerso anche che alcuni lavoratori, nelle loro abitazioni, clonavano le schede per la visione delle tv a pagamento.

Cancellare ore di lavoro e aggiungere straordinari – Ad alcuni dei dipendenti viene anche contestato il reato di accesso abusivo ai sistemi informatici dell’ospedale: è stato infatti accertato che hanno cancellato le ore di lavoro che avrebbero dovuto recuperare e aggiunto ore di straordinario non prestate. Per dare la misura dell’estensione del fenomeno all’interno dell’ospedale, D’Avino ha fatto notare che “quasi tutti gli uffici e i reparti sono interessati”.

In 50 richiamati al lavoro per evitare paralisi – E proprio per permettere all’ospedale di prestare i dovuti servizi senta intoppi o rallentamenti, il procuratore ha stabilito una variazione nei domiciliari di 50 dei 55 dipendenti arrestati: potranno lasciare le loro abitazioni ma esclusivamente per recarsi a lavoro. Una doppia punizione per gli assenteisti, che, come spiega Nunzio Fragliasso, facente funzioni di procuratore,  “saranno costretti ad andare al lavoro e resteranno a casa quando non saranno in servizio”. Per Fragliasso è “una felice intuizione per evitare la paralisi di un ospedale che ha anche delle eccellenze“.

“Tira una bruttissima aria” – Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari ci sono anche un neurologo, un ginecologo, nove tecnici di radiologia, 18 infermieri professionali, sei impiegati amministrativi, nove tecnici manutentori e 11 operatori sociosanitari.  “Tira una bruttissima aria – dice all’Ansa un anziano infermiere – oggi nei reparti ci sono dei vuoti. Si sapeva dell’assenteismo”.  Nonostante il divieto di parlare, imposto dalla direzione sanitaria, qualche lavoratore si lascia sfuggire un commento, come riporta l’agenzia: “Questo ospedale sta morendo – dice un altro infermiere – e da quando ha aperto il nuovo ospedale del Mare, è smobilitazione”.

Sequestrati 300mila euro – Oltre agli arresti domiciliari notificati ai 55 dipendenti, i carabinieri hanno anche eseguito un sequestro preventivo di 300mila euro nei confronti di alcuni indagati: si tratta del denaro che i dipendenti hanno percepito come indennità per esclusività della prestazione lavorativa in ospedale risultata non spettante. Dall’attività investigativa è infatti emerso che alcuni medici prestavano servizio illegittimamente anche in più strutture sanitarie private, oltre che per il Loreto Mare.

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