“Guardo attonito al cupio dissolvi del Pd. Mi dico che non può finire così. Non deve finire così”. Arriva tramite il Facebook lo sfogo di Enrico Letta sulla situazione interna al Partito democratico, che sembrava dover arrivare a una soluzione dopo l’assemblea di domenica e invece rimane ‘sospesa’, almeno fino alla direzione di martedì. Non una parola su Matteo Renzi, né sui cosiddetti “scissionisti”. Ma da Parigi, dove lavora come professore, Letta scrive: “Mi viene spontaneo pensare che per i casi del calendario proprio 3 anni fa ero preso da sgomento lasciando Palazzo Chigi dall’oggi al domani e cominciando una nuova vita, fuori dal Parlamento e dalla politica attiva. Quello era uno sgomento solitario. Oggi sento la stessa angoscia collettiva di tanti che si sentono traditi e sperano che non sia vero. Tanti che chiedono di guardare all’interesse del Paese e mettere da parte le logiche di potere. Mai avrei pensato 3 anni dopo che si potesse compiere una simile parabola”. Tutto questo avviene, sottolinea Letta, in un momento storico “in cui l’Europa, in crisi più che mai, avrebbe bisogno dell’impegno creativo degli ulivisti e democratici italiani. E proprio nel momento in cui il nostro Paese appare lacerato e in cerca di nuove ispirazioni per uscire dalle secche nelle quali si trova”.

L’ex capo del governo invoca “generosità e ragionevolezza“. “Voglio dire con forza – aggiunge – che non rinnego, anzi sento forte l’orgoglio di aver partecipato alla nascita dell’Ulivo prima e del Pd poi”, si legge nelle prime righe del post dell’ex presidente del Consiglio, che dal 2015 ha rinunciato anche alla carica di parlamentare. “Quella è una storia positiva. Lo è stata grazie ai suoi gruppi dirigenti e nonostante i suoi gruppi dirigenti – continua – ma è una storia che è stata soprattutto scritta da elettori e militanti, che vedo oggi sgomenti. Leggo, anche io sgomento, le cronache compulsive di questa fine accelerata”. “È così facile distruggere – ammonisce Letta – quanto più difficile è il costruire. A distruggere ci si mette un attimo, a costruire, una vita. Ricostruire da tutte queste macerie, per chi ci si metterà, sarà lavoro ai limiti dell’impossibile”.

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