Dopo matura riflessione, penso che alle Comunali genovesi e anche alle Politiche, se mai si faranno, voterò Cinquestelle. E che ce frega, dirà qualcuno. Ok, accuso il colpo, ma aggiungo che voterò M5S nonostante Virginia Raggi e i suoi ex amici al bar: quisquilie, rispetto agli scandali targati Renzi, come Expo, Human Technopole, le cattedre Natta, e simili. In politica si vota il meno peggio: oggi, dunque, il Movimento. Certo, poi ci si può anche astenere, o scrivere sulla scheda «Siete tutti stronzi uguale». Ma l’ho già fatto una volta, alle ultime Regionali liguri, e non ha portato bene.

Prima di votare a cinque stelle, però, devo ancora risolvere un dubbio. Ieri mi ha telefonato un amico, un cervello in fuga dall’Italia che ha trovato un (precario) impiego in un’università turca. Metà dei suoi colleghi turchi, racconta, è stata licenziata, perdendo il lavoro, anni di contributi e l’assistenza sanitaria, per essere sostituita con servi di Erdogan. Come se non bastassero le ultime imprese di Trump e Le Pen, poi, oggi leggo che Putin ha fatto condannare a cinque anni il suo ultimo oppositore interno, l’avvocato-blogger Aleksej Navalny.

Il mio ultimo dubbio, in effetti, è proprio questo. Il M5S, che strizza l’occhio a tutti questi zuzzerelloni, dicendo di preferirli a Obama, Hamon e Schultz, ha una politica dei diritti umani? E che c’importa, dirà quello di prima: politica internazionale, roba da establishment. Ma il dubbio persiste e si allarga: il dissenso non è forse le specialità della casa della stampa libera, dei giudici indipendenti, di questo stesso blog? La domanda che pongo al M5S, dunque, è molto semplice. Vinte le elezioni e formato un governo, quale sarà la nostra politica dei diritti umani?

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