Cosa hanno in comune Parkersburg (West Virginia) e Trissino (Provincia di Vicenza) che distano tra loro più di 7.000 chilometri? Una storia drammatica di inquinamento industriale, generato in gran parte da impianti chimici specializzati nella produzione di Pfc (composti poli e per-fluorurati). Gli abitanti di queste zone negli ultimi anni hanno imparato a familiarizzare con tutte le sigle (Pfas, Pfoa e Pfos solo per citarne alcune) che identificano i vari sottogruppi e i singoli composti che fanno parte dei Pfc. Si tratta di un gruppo di sostanze, non regolamentato a livello internazionale (fatta eccezione per un solo composto, il Pfos), utilizzato da decenni in numerose applicazioni industriali e beni di consumo: se indossiamo una giacca da montagna, è molto probabile che contenga queste sostanze per proteggerci dalla pioggia.

L’inquinamento da Pfc in queste aree ha interessato una risorsa preziosa per la vita di ogni essere umano: l’acqua potabile. In Veneto, così come in Ohio e West Virgina, è arrivata, e in alcuni casi continua ad arrivare, acqua contaminata da Pfc che gli ignari cittadini hanno utilizzato nelle attività quotidiane. Dopo anni si è scoperto che l’esposizione ad alcuni Pfc è collegata a numerose patologie tra cui l’incremento della preclampsia (ipertensione durante la gravidanza), problemi alla tiroide e non ultime patologie gravi come il cancro ai reni, alla prostata, alle ovaie e ai testicoli.

A partire dal 2015 l’azienda chimica americana DuPont – che ha uno stabilimento di produzione a Parkersbourg – è stata già condannata due volte a risarcire le vittime dell’inquinamento. Ad inizio 2017 è arrivata la terza condanna col riconoscimento di un indennizzo record pari a 10,5 milioni di dollari nei confronti di un uomo che si è ammalato di cancro ai testicoli in seguito all’esposizione a Pfoa. Eppure i guai giudiziari per la DuPont non finiscono qui. Infatti sono numerosi i procedimenti legali in cui l’azienda americana è coinvolta, tutti riconducibili all’inquinamento prodotto dall’impianto in West Virginia. In Veneto, nonostante l’inquinamento da Pfc sia noto da tempo e i principali responsabili siano stati già individuati dagli enti preposti, di procedimenti legali come quelli in corso negli Stati Uniti non c’è traccia. Eppure anche in Veneto cominciano ad emergere gli stessi gravi effetti sulla salute della popolazione ascrivibili all’inquinamento da Pfc.

Questo gruppo di sostanze chimiche rappresenta una minaccia globale dato che si ritrovano su tutto il Pianeta, anche nelle aree più remote e lontane dalla civiltà, e sono diventate ormai comuni nel sangue di tutti noi. Per questo la Campagna Detox Outdoor di Greenpeace nell’ultimo anno e mezzo ha puntato proprio all’eliminazione dei Pfc nell’outdoor, un settore che usa queste sostanze per impermeabilizzare i propri prodotti. Lunedì scorso Gore Fabrics, il produttore di Gore-Tex, ha annunciato pubblicamente il suo impegno ad eliminare i Pfc pericolosi dai propri prodotti.

Una scelta che avrà ricadute positive sull’intero settore trasformandolo radicalmente ed evitando il ricorso a sostanze chimiche pericolose. Questo esempio conferma ancora una volta come si possa già fare a meno dei Pfc, non c’è alcuna ragione per continuare ad utilizzarli.

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