Riccardo Orioles_Antonino_Gitto

“Sono due dvd, mettili in tasca. Ci tengo che li avessi direttamente da me. Ci sono le griglie vecchie e nuove, i progetti grafici, i fogli e altri modelli da sviluppare con i font. Sull’altro c’è la raccolta dei numeri de I Siciliani, i pdf de ‘I Siciliani giovani’, le inchieste e i libri. In tutto sono una decina di giga. Qui c’è buona parte della mia vita. Conserva anche questi, sono scritti a mano, numeri di telefono e cellulari, possono servire”. Riccardo Orioles è una leggenda del giornalismo italiano. Un cronista vecchio stampo, in cui non vi è separazione tra la vita e il mestiere. Non c’è ordine professionale, tesserino e bollini che tengano. Cronista e basta.

Le mani di Riccardo spiegano meglio di tante, inutili parole. C’è quel raro marchio di fabbrica: le dita ricurve. Una ‘deformazione professionale’ dovuta al battere i tasti della macchina per scrivere. Mi chiama in disparte. E’ un momento di pausa. C’è da organizzare la redazione del giornale I Siciliani giovani. Siamo appena fuori l’uscio della porta d’ingresso dell’associazione Gapa, (Giovani assolutamente per agire), un centro di aggregazione popolare che sorge a Catania, in via dei Cordai 47 in un capannone donato da una signora, ristrutturato con tanti sacrifici e divenuto il fortino eretto nel cuore del quartiere di San Cristoforo nella città etnea nella quale da sempre spadroneggia la cosca mafiosa del padrino Nitto Santapaola.

Una pazza idea nata qualche mese dopo le stragi mafiose del 1992. Occorreva dare un segnale di rottura. L’unico presidio scolastico del quartiere, l’istituto ‘Andrea Doria’, divenne uno straordinario laboratorio del fare. E’ lì che germogliò la primavera delle coscienze. Un seme di speranza piantato in un rione di mafia. Qualche anno prima, il 5 gennaio 1984, da questo dedalo di vicoli e viuzze partì l’ordine di ammazzare Pippo Fava, un giornalista scomodo che si era messo in testa, insieme a un gruppo di giovani, di denunciare attraverso inchieste giornalistiche l’abbraccio tra politica, colletti bianchi e mafia. Poteva essere una rivoluzione. Da quel rione stava nascendo una storia in discontinuità. Un segnale pericoloso. Troppo.

Qualcuno diede l’ordine. L’unica scuola del quartiere di San Cristoforo fu chiusa. Allora Giovanni Caruso, il reporter che stava al ‘Giornale del Sud‘ con il direttorissimo Pippo Fava, fondatore, animatore, insieme ai suoi ragazzi – ‘i carusi’ – della rivista ‘I Siciliani’ riunisce la famiglia. Prende forza il Gapa e tocca a Riccardo Orioles, il più anziano del leggendario gruppo dei ‘carusi di Fava’ costruire e dirigere il giornale ‘iCordai’ insieme a Giovanni Caruso. Sostegno scolastico, animazione, campi estivi, spettacoli teatrali, momenti di incontro su tematiche del quartiere San Cristoforo, denunce e iniziative di rivendicazione dei tanti diritti negati: questo significa ‘Giovani assolutamente per agire’. I mafiosi, con l’esecuzione di Pippo Fava, avevano sperato di fermare il vento. Così non è stato. Così non poteva essere. Di questa storia Riccardo Orioles è il simbolo. Insieme ai tanti compagni di avventura, egli rappresenta la testimonianza che il giornalismo vero non può morire. Fare i cronisti ha ancora un senso profondo e nobile di eticità, ideali, lotta e militanza.

Veniamo a oggi. Tutto è cominciato dal bravo collega Luca Salici che lo scorso 26 dicembre, ha lanciato la petizione #MandiamoInPensioneOrioles che ha già superato le 31mila firme per chiedere l’applicazione dei benefici della Legge Bacchelli per Riccardo Orioles. Nella sua vita professionale Riccardo ha ottenuto contributi pensionistici solo per pochi anni di lavoro, sebbene abbia dedicato la sua intera esistenza al lavoro di giornalista in diverse testate e alla formazione di nuove generazioni di cronisti, da Nord a Sud dell’Italia.

Centinaia di direttori e redattori di varie testate hanno trovato in lui un maestro della professione, della deontologia, dell’inchiesta, soprattutto antimafia. Riccardo è il cofondatore con Pippo Fava de ‘I Siciliani’, la rivista che ha resistito 11 numeri lasciando un segno profondo e rivoluzionario del fare giornalismo d’inchiesta. Riccardo Orioles non ha mai smesso di immaginare e realizzare un nuovo giornalismo, visto che fu tra i primissimi, alla fine degli anni 90, a credere nel giornalismo telematico. Maestro di giovanissimi giornalisti senza essere pagato né da scuole né da accademie. “Non ho bisogno di un posto dove dormire mi occorre solo una panchina riparata”: questo è Riccardo. Ti spiazza e poi sornione sbotta: “Vorrei dire qualche parola ai ragazzi”. Si resta ipnotizzati e ammirati, come è accaduto all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Ingenuità e generosità. Un gigante che dopo aver illustrato agli studenti la bellezza del giornalismo aggiunge a bassa voce: “La veste grafica l’avete, i contenuti sono i vostri, basta organizzarsi, trovare il ciclostile e mettersi in rete”. Nell’attesa dei benefici della Legge Bacchelli c’è una maniera immediata per dare il nostro sostegno a Riccardo Orioles: acquistare i suoi libri o uno dei prodotti con le illustrazioni esclusive di Mauro Biani e Luca Ferrara.

Foto di Antonino Gitto

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