“Temporaneamente chiuso”. Su TripAdvisor fino a qualche giorno fa campeggiava questa scritta. Su Booking, invece, le camere risultano al momento non disponibili.

Colpiscono quelle informazioni, perché si trovano nelle pagine dedicate all’hotel Rigopiano. Per cui è difficile immaginare che possa riprendere l’attività a breve (se mai verrà ricostruito). E perché il suo nome rimarrà comunque legato alla tragedia del 18 gennaio di quest’anno. Giorno in cui è stato travolto da una valanga di neve insieme ai suoi ospiti.

L’hotel Rigopiano un tempo era un rifugio e non un resort con centro benessere, stando alle ultime notizie accompagnate dalle indiscrezioni sulle polemiche legate all’ampliamento della struttura. Oggi è un cumulo di detriti: 29 le vittime accertate, 11 i superstiti. Tra le immagini più emozionanti, quando ancora si sperava in un lieto fine, quelle dell’estrazione dalle macerie del piccolo Edoardo, eroe di 9 anni che là sotto si è curato di due bambini più piccoli di lui. I suoi genitori non ce l’hanno fatta.

Sui siti delle prenotazioni on line mi ci sono imbattuto mentre digitavo “Rigopiano” sui motori di ricerca. Ero in treno e volevo aggiornarmi sulle operazioni di salvataggio in corso. L’hotel risulta temporaneamente chiuso, ma i commenti positivi e l’indice di gradimento è sempre quello: “Paradisiaco”, “Oasi della felicità”, “Magico”, “Un sogno”, “Una favola”, solo per citare alcuni dei giudizi di chi ci ha alloggiato prima che venisse raso al suolo.

Sfogliando le numerose fotografie che ritraggono gli interni del Rigopiano, la sua Spa, la sala da pranzo, la piscina al coperto e quella all’esterno riscaldata, ho capito il perché fosse così frequentato: anche dai “vip”.

Un signore seduto accanto a me, mentre leggevo le notizie, se n’è uscito con un’affermazione scontata e banale: “Ma ha visto che razza di resort di lusso? Sembra quasi impossibile che una valanga lo abbia abbattuto”. Come se la classificazione e le dotazioni di un albergo potessero renderlo immune dalle calamità naturali.  E in quanti avranno pensato la stessa cosa?

Anche io non nego di aver avuto la stessa sensazione. Forse perché davanti alle immagini del Rigopiano, immortalato prima di essere travolto dalla valanga, hai l’ingenuità di pensare che tra le mura di quella struttura, così imponente ed allo stesso tempo accogliente, gli ospiti si sentissero comunque al riparo: un fortino invalicabile immerso in un paesaggio suggestivo. Oggi il Rigopiano invece, con i suoi morti, è divenuto il simbolo di una tragedia e di un fallimento legato ad un ampliamento della struttura che non ha tenuto conto dell’impatto ambientale e dei numerosi allarmi sul pericolo valanghe già lanciati da tempo.

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