Si fa un gran discutere della possibile assenza di maggioranze nel prossimo Parlamento. Signora mia, tutta colpa del Legalicum, la nuova legge elettorale proporzionale. Come se l’Italia non avesse vissuto la sua stagione migliore proprio con la proporzionale (per non parlare della Germania). La confusione indotta nel popolo dai nostri leader populisti (ormai chi non lo è?), la retorica calcistica sui vincitori e vinti (in democrazia non ci sono vinti), le semplificazioni giornalistiche oscurano il fatto che è un merito della proporzionale costringere i partiti a formare coalizioni, trovare compromessi: che, certo, inibiscono… le intenzioni più estremiste, lesive dell’interesse di chi non partecipa al ristretto blocco di potere du jour.

Per esempio, se la Lega avesse il 55% dei parlamentari spaccherebbe l’Italia in due, farebbe leggi razziste; in coalizione con M5S non potrebbe. Ma forse, insieme ridurrebbero la corruzione, limiterebbero l’afflusso di immigrati, taglierebbero il nodo gordiano dell’euro, ecc. Il Pd ha tentato di approfittare del maggioritario illegale di questi anni per varare riforme antidemocratiche (bocciate dagli elettori e dalla Corte, ultimi contrappesi rimasti) simili a quelle di Berlusconi del 2006. Ma insieme, Pd, FI, e un partito minore, si controllerebbero a vicenda; e avrebbero meno interesse per operazioni di accentramento del potere (comunque condiviso). Sinistra Italiana potrebbe voler uscire da Wto e Nato; ma se fosse al governo con il Pd non potrebbe. Però limiterebbe la deriva neoliberista del Pd proteggendo i ceti sociali deboli. Insomma, che il Premier non possa fare tutto quel che vuole è l’essenza stessa della democrazia in senso moderno (occidentale, liberale; non nel senso “socialista”, “populista”, o giacobino).

caligolaIl prossimo sarà il primo Parlamento eletto in modo legale dopo 11 anni: ci siamo disabituati. Evidentemente la legalità democratica va stretta ai politici. Strano però che in questo allarmismo sull’ingovernabilità cada anche il Fatto Quotidiano, che della battaglia contro le riforme antidemocratiche ha fatto una linea editoriale e un punto d’onore. La democrazia è complicata, chi ha mai detto il contrario? Facile consegnarsi a un Caligola (“solo per 5 anni”); ma lo sviluppo dell’Occidente si fonda sulle sue complesse democrazie. Altra cosa è l’amministrazione pubblica, che dev’essere veloce ed univoca. Per restare alla metafora calcistica: la palla deve circolare velocemente; ma le regole del gioco non devono cambiare spesso, in fretta, e per decisione di pochi (neanche “con la globalizzazione”). I politici alimentano la confusione fra amministrazione e produzione di leggi.

Strano anche che il Sì abbia vinto il 4 dicembre scorso. Secondo i sondaggi, l’80% degli italiani vuole ‘un uomo forte al comando’. E fra il restante 20% molti ragionano così: ‘No, io non sono uno di quelli… A me va bene anche che governi un gruppo di gente. Purché sia di un partito solo: perché non voglio traccheggiamenti! Poi dopo 5 anni si decide se hanno fatto bene o no’. Che è proprio la logica della dittatura della maggioranza. La stessa pericolosa logica che prevale nell’Europa dell’euro, che ha calpestato la Grecia (ben oltre le sue colpe).

L’instabilità del Parlamento prossimo venturo non è ‘nelle cose’, non è oggettiva: è solo nella nostra testa. Ha origine nel lavaggio del cervello propinatoci dal ventennio berlusconiano, e dal Renzismo in profonda sintonia, sul piano inclinato che dalla lode al maggioritario arriva all’uomo forte e alla dittatura quinquennale di ristrette minoranze. Se anche due formazioni lontanissime – Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana – conquistassero il 45% dei seggi ciascuno, che succederebbe? Sarebbero obbligati a governare insieme, punto. Questa la richiesta degli elettori, questo il loro dovere: negoziare, evidenziare le aree comuni, implementarle. Scoprirebbero che su Sanità, Ambiente, euro, disoccupati, conti pubblici, e un’infinità di altri temi è possibile individuare buoni obiettivi comuni. E sugli immigrati, davvero FdI e SI sono inconciliabili? Ma va! Basta accordarsi, a metà strada o giù di lì. E questo vale anche per M5S.

Se il prossimo Parlamento sarà ingovernabile, la libera stampa ha il dovere di ricordare ai cittadini che sarà solo colpa di politici immaturi; che ricattano il paese: per far passare l’idea che si possa governare solo dando mani libere a chi fra loro arriva primo. È il sogno di tutti i politicanti del mondo. In realtà, in Parlamento tutti potranno allearsi con tutti. Si tratta di decidere con chi e per far cosa. Dagli obiettivi (e numeri) discende la scelta delle alleanze. Per me la priorità è l’euro (e la politica economica). A buon intenditor…

PS. Ciò non toglie che l’aver lasciato il paese con due leggi elettorali diverse per Camera e Senato è quasi un crimine, da parte di Renzi, a cui si dovrebbe rimediare prima del voto

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