Il cinismo dei giornali è anche aver considerato la strage di Viareggio una “storia locale”. Da quando si è spenta l’attenzione mediatica e il clamore suscitato dal disastro dell’incidente, i familiari e i superstiti sono stati lasciati soli a se stessi. Le pagine dei giornali a livello nazionale sono diventate sempre troppo “piene di altre notizie” per continuare ad aggiornare la vicenda.

Ci sono però persone capaci di dare continuità alle proprie scelte anche pagando di persona. Come nel caso di Riccardo Antonini, la storia nella storia dell’operaio della manutenzione di Rfi, licenziato il 7 novembre 2011 per essere stato a fianco dei familiari delle 32 vittime: si è messo a disposizione – gratuitamente – per essere il loro consulente nella ricerca della verità.
Antonini nell’estate 2011 “viene diffidato dall’Azienda a porre termine alla sua attività”, poi sospeso per 10 giorni ed infine, il 7 novembre 2011, licenziato in tronco “per essersi posto in evidente conflitto d’interesse con la società”. A seguire il 4 giugno 2013 il giudice del lavoro del Tribunale di Lucca ha confermato il licenziamento.

A breve i giudici della Corte di Cassazione si dovranno pronunciare sul ricorso presentato da Riccardo che in questi anni non ha mai smesso di stare a fianco di familiari delle vittime e dei superstiti che hanno continuato a ribadire la loro vicinanza al lavoratore diffondendo, tra l’altro, un documento in cui chiedevano il reintegro immediato del ferroviere “consapevoli e coscienti che il suo licenziamento è strettamente ed indissolubilmente legato alla tragica notte del 29 giugno 2009”.

Intanto martedì 31 gennaio – al Polo fieristico a Lucca – per la prima volta in oltre sette anni dall’inizio del processo saranno ammesse in aula per la lettura della sentenza.
Tra gli imputati del disastro ferroviario ci sono gli ex vertici delle Ferrovie dello Stato (per l’ad Mauro Moretti l’accusa ha chiesto 16 anni, 15 per l’ex ad di Rfi, Michele Mario Elia), della Gatx proprietaria del carro deragliato, di Junghental azienda responsabile della manutenzione dei carri cisterna e Cima Riparazioni che ha montato l’assile.

Solo per quello e per un giorno la strage di Viareggio non sarà solo una “storia locale”.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

Articolo Precedente

Strage di Viareggio, “Ovunque Proteggi”: il corto che racconta il dolore dei parenti. “Viviamo per conoscere i responsabili”

next
Articolo Successivo

Napoli, protesta del personale amministrativo del tribunale alla cerimonia: “La giustizia è morta”

next