Sabato 28 gennaio, a Milano, Ornella Coen aprirà una catena umana che alle 15.30, da via Plinio 20 arriverà fino al Memoriale della Shoah, ossia al binario 21 della stazione Centrale, quello da cui partivano i treni carichi di deportati verso i campi di concentramento.

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L’evento, #fino al Binario 21 – #NessunoTocchiLaMemoria, è la risposta al gesto vigliacco compiuto la notte del 20 gennaio da alcuni “gentiluomini” che hanno imbrattato con della vernice nera la “Pietra d’inciampo” posta in memoria del padre di Ornella, Dante Coen prelevato dalla sua casa di via Plinio il 26 luglio 1944 dalle Ss, poi deportato nel campo di sterminio di Auschwitz e ucciso a Buchenwald il 4 aprile del 1945.

“Mio padre era una persona buona, disponibile verso gli altri. Se vedeva uno per strada a chiedere l’elemosina, lo portava a casa a mangiare – ha raccontato Ornella , che oggi ha 72 anni, intervistata da Radio Popolare – Vennero a prenderlo alle sette del mattino. Era in canottiera e pantofole, lo portarono via senza neanche farlo vestire”.

Ornella Coen ha potuto dare un’identità a suo padre solo grazie ai racconti della madre e alle ricerche del Centro di documentazione ebraica perché quando vennero a prelevarlo era una neonata di 33 giorni appena.

Altri bambini, ieri pomeriggio, hanno parlato della Shoah in un documentario di “Memomi”, la web tv dedicata alla storia e alla memoria di Milano creata da Didi Gnocchi per la Fondazione Pasquinelli. Il documentario, visibile sul sito, si intitola “1938: Arrivederci ragazzi – la scuola interrotta di via Spiga“, e ricostruisce la storia della “classe morta” degli alunni ebrei di via della Spiga, che, in base alle leggi razziali di Mussolini, vennero, prima separati dagli altri e successivamente deportati con le loro famiglie. Il filmato, a cura di Giovanni Zaninotto, ha raccolto le testimonianze di quattro ex-alunni sopravvissuti alla Shoah grazie alla fuga in Svizzera.

bimbo_mani_alzate_ghetto di varsaviaLe immagini di repertorio dell’esodo, attraverso montagne e reticolati, appaiono drammaticamente simili a quelle mandate in onda dai tg o pubblicate su siti e giornali ormai quotidianamente dai Paesi dell’Est dove sono stati costruiti numerosi muri per bloccare l’arrivo dei migranti. Immagini di intere famiglie, minori non accompagnati, anziani inchiodati alla neve con i loro pochi stracci addosso.

the-indipendent-662Gli alunni di oggi commentano in classe, davanti alla telecamera, i racconti degli ex-deportati, gli alunni di allora. Uno di loro dice che “discriminazione” è mettere qualcuno nelle condizioni di sentirsi solo e di soffrire da solo, una frase che può accompagnare molte immagini, dal bambino che esce con le mani alzate dal ghetto di Varsavia a quella del piccolo Aylan, il bambino curdo trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia.

Il racconto di ognuno degli ex-alunni, anziani ma incredibilmente lucidi e composti nel dolore anche quando rievocano il ricordo dei parenti o dei compagni uccisi, è corredato dalle foto che vennero scattate quando erano bambini nella scuola o per le vie di Milano. In un’immagine si vende un bimbo – uno dei testimoni – in piedi con i calzoncini, sotto l’Arco della Pace.

E proprio l’Arco della Pace nei giorni scorsi è stato lordato dalla presenza e dai simboli dei neofascisti di Forza Nuova, radunati lì per un presidio (incredibilmente autorizzato dal Comitato per l’Ordine e la sicurezza) contro l’immigrazione.

Documentari come quello sulla scuola di via della Spiga andrebbero proietatti in piazza. L’assessore alla Cultura Fillippo Del Corno, che ieri era presente all’incontro, potrebbe farci una pensata e noleggiare uno schermo. Sarebbe la miglior risposta al fascismo di ritorno che ha ricominciato a sporcare piazze e targhe di Milano.

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