Approvati i permessi per la costruzione di 566 nuove a Gerusalemme est, oltre la Linea Verde in vigore del 1967, la parte abitata principalmente dalla popolazione araba-palestinese. Lo ha detto alla Radio Militare Meir Turgeman, capo del Comitato di programmazione edilizia della città, spiegando che i permessi erano stati bloccati fino alla fine dell’amministrazione Obama contraria all’attività di insediamento.

Ma ora, con l’elezione di Donald Trump, definito da Benyamin Netanyahu “un vero amico di Israele“, le costruzioni degli insediamenti nei territori arabi potrebbero avere un accelerata che procederà di pari passo all’esproprio e alla demolizione delle case dei palestinesi ritenute “abusive“. Ieri, ad Arara, nel nord di Israele, migliaia di arabi israeliani hanno manifestato contro le recenti demolizioni in località arabe di case definite “abusive” dalle autorità. E Hanno anche invocato le dimissioni del ministro per la sicurezza interna Ghilad Erdan (Likud) in seguito alla morte di un beduino in scontri avvenuti mercoledì con la polizia nel Neghev. Secondo le autorità durante i preparativi per le demolizioni di case nel villaggio beduino di Um el-Hiran (Neghev) l’uomo – Yaakub Abu Al-Kyan, 45 anni, vice preside di una scuola locale – ha travolto ed ucciso intenzionalmente un agente di polizia, prima di essere colpito a sua volta dal fuoco di altri agenti. I dimostranti hanno invece accusato il ministro Erdan di aver fornito una versione menzognera dei fatti ed hanno invocato che sull’ incidente sia condotta una inchiesta indipendente. Nel frattempo la famiglia di al-Kyan esige di poter procedere alla sua sepoltura ma le autorità sono disposte ad autorizzare solo funerali di carattere privato, per prevenire altri disordini.

Presto però, potrebbe cominciare ufficialmente una nuova fase delle relazioni Usa-Israele, dopo il gelo con l’amministrazione Obama. Secondo alcune indiscrezioni giornalistiche che citano fonti non specificate di Gerusalemme, i due presidenti si potrebbero incontrare nella prima settimana di febbraio a Washington. Ben prima quindi del congresso dell’Aipac, la principale lobby filo israeliana negli Usa, prevista per fine marzo e dove è tradizionale che partecipi il premier israeliano. In questo primo, cruciale, incontro, sono molti i temi: dalla situazione della regione alla costruzione delle colonie ebraiche, dall’accordo sul nucleare dell’Iran alla ripresa delle sanzioni contro Teheran, al trasferimento del’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.

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