L’autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) mette nero su bianco che la fatturazione ogni quattro settimane, che gli operatori di telefonia mobile applicano ormai da un paio d’anni, comporta costi più alti per i consumatori. E non di poco: l‘8,6% all’anno, in media. Eppure i clienti dovranno mettersi l’animo in pace, perché non sono previsti interventi per evitare il salasso. L’authority che ha il compito di “assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e tutelare i consumi di libertà fondamentali degli utenti”, infatti, non chiede modifiche, ma si limita a proporre “un intervento che garantisca una facile comparazione delle offerte e escluda la possibilità che ulteriori variazioni del periodo di rinnovo delle offerte commerciali nascondano, in realtà, aumenti del prezzo dei servizi interessati”.

E’ quello che emerge da una delibera pubblicata a fine dicembre, con cui l’Agcom ha avviato una consultazione tra operatori e associazioni consumatori. Che dovranno pronunciarsi, appunto, sull’opportunità di facilitare il confronto tra le tariffe, “fissare il periodo di rinnovo delle offerte di telefonia mobile nell’alternativa mensile o quattro settimane” e “prevedere che eventuali modifiche alle attuali cadenze di fatturazione possano essere effettuate solo ad invarianza di spesa a carico dell’utente”.

L’unica concreta modifica alla delibera 252 del 2016 su “Misure a tutela degli utenti per favorire la trasparenza e la comparazione delle condizioni economiche dell’offerta dei servizi di comunicazione elettronica”, però, non interviene sui rincari già avvenuti a causa della pratica di rinnovare le opzioni dei piani tariffari ogni quattro settimane invece che ogni mese. Anzi, conferma che “per la telefonia mobile la cadenza di fatturazione non può essere inferiore a quattro settimane (ovvero al mese solare)”. In più stabilisce che, al contrario, per la telefonia fissa “la cadenza di fatturazione deve essere almeno su base mensile” e “in caso di offerte convergenti con
la telefonia fissa, prevale la cadenza di fatturazione relativa a quest’ultima”. Insomma: chi sottoscrive un’offerta che comprende telefono fisso e mobile (o telefono fisso e pay tv) pagherà su base mensile. Chi ha solo il cellulare continuerà ad aversi addebitare il costo ogni quattro settimane, con il risultato che in un anno invece che pagare 12 rinnovi mensili ne pagherà 13.

Eppure, nell’Allegato B alla delibera 252/16, l’autorità non nasconde affatto che il rinnovo ogni quattro settimane è una fregatura per il cliente: “Tali modifiche, oltre a determinare un aumento dei prezzi delle offerte coinvolte, hanno compresso la libertà di scelta degli utenti e vanificato, anche considerate le tempistiche ed il contesto di mercato, la ratio sottesa all’esercizio del diritto di recesso nel caso di mancata accettazione di modifiche contrattuali, così come statuito dall’articolo 70, comma 4, del Codice delle comunicazioni elettroniche”. La conclusione, però, è che le criticità sono maggiori per la telefonia fissa perché “mentre nel mercato della telefonia mobile il 76,4% della customer base utilizza schede prepagate (dato a marzo 2016, fonte Osservatorio Agcom), nella telefonia fissa il mercato è pressoché totalmente post-pagato“. Così, appunto, l’unica iniziativa concreta dell’autorità è fissare su base mensile la cadenza di fatturazione nella telefonia fissa e nel caso in cui ci siamo offerte multiple che comprendono il telefono fisso. Per la telefonia mobile, “considerato l’avvenuto passaggio di buona parte del mercato ad un periodo di rinnovo delle offerte basato sulle quattro settimane”, ci si dovrà accontentare di “un intervento che garantisca una facile comparazione delle offerte”. Ma anche questo dipenderà dall’esito della consultazione, che si concluderà a fine gennaio.

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