Si serviva anche di bambini per confezionare dosi di cocaina o come baby pusher per spacciare droga la rete del clan camorristico degli Elia, smascherata dalle indagini dei carabinieri di Napoli sfociata in un’ordinanza di custodia cautelare per 45 persone, eseguita martedì mattina. I fermati sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso e di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio di droga, estorsioni e detenzione e porto illegale di armi, reati aggravati dal metodo mafioso.

L’indagine ha permesso di ricostruire l’organigramma del clan camorristico, che controlla gli affari illeciti nel centro di Napoli dalla zona del Pallonetto a Santa Lucia, tra piazza del Plebiscito e via santa Lucia, vicino al lungomare, del Borgo Marinari e di via Partenope. Secondo quanto emerso dal lavoro degli investigatori, la cosca si serviva di ragazzini minori di 14 anni perché non imputabili. Durante l’attività investigativa, lo scorso luglio, i militari hanno ripreso con una microcamera installata nella zona del Pallonetto di Santa Lucia, una “stesa“, cioè una sparatoria all’impazzata. Nel video si vedono sei giovani, a bordo di scooter, mentre sparano colpi d’arma da fuoco in strada, a scopo intimidatorio.

I bambini coinvolti nel confezionamento di cocaina, hashish e marijuana, alcuni anche di appena 10 anni, sono tutti appartenenti ai nuclei familiari degli stessi pusher. Prese anche 17 donne, alcune delle quali gestivano le piazze di spaccio. Sequestrate numerose dosi di droga e anche armi, tra cui una mitraglietta. E’ stato anche scoperto che numerosi tassisti acquistavano dosi di sostanza stupefacente che usavano per fini personali ma anche per rivederle ai clienti. I capi del clan, i fratelli Ciro e Antonio Elia, anche loro tra i destinatari delle misure cautelari, si recavano a mangiare senza pagare da un noto ristoratore del Borgo Marinari di Napoli vittima delle estorsioni.

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Napoli, bimbi usati dal clan per spacciare. A otto anni confeziona coca con la famiglia: “Zio, a te piace questo lavoro?”

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