Un evento. Una sconfitta della Juventus in campionato è ancora tale. Anche se non più unico che raro come in passato: quest’anno con il 2-1 subito in casa della Fiorentina siamo già a quota 4. Con una costante: tutte in trasferte, tutte su campi difficili su cui i bianconeri non riescono ad essere gli imbattibili campioni d’Italia che sono. Fortissimi coi deboli, vulnerabili coi forti. Ma se per lo scudetto cambia poco o nulla probabilmente, Massimiliano Allegri deve cominciare a preoccuparsi in vista della ripresa della Champions. Dove servirà la vera Juve, forse già a partire dagli ottavi di finale contro il Porto.

Tocca ripetersi: 49 giorni dopo il k.o. a Marassi contro il Genoa, ne arriva un altro a Firenze. Molto simile: prestazione brutta, troppi errori tecnici e tattici, approccio sbagliato, solo in parte giustificabile con le tante assenze e giocatori fuori forma (i rientranti Chiellini, Bonucci e Alex Sandro non erano evidentemente in condizione di giocare). In mezzo, però, c’è stata la solita striscia di quattro vittorie consecutive, compresi gli scontri diretti contro la rivelazione Atalanta e la sfidante Roma. Per questo meglio non illudersi: no, il campionato non è riaperto. Nemmeno con i giallorossi a meno uno in classifica: innanzitutto perché quel distacco è solo virtuale, la Juve deve recuperare una partita contro il piccolo Crotone con cui il margine prende più consistenza. E poi perché non è cambiato né il livello della Serie A, né quello delle rivali: difficile credere a questa Roma, con la rosa ridotta all’osso ed il fiatone, in corsa per lo scudetto fino alla fine. Le altre invece, a partire dal Napoli, sono già tagliate fuori.

Resta però il dato delle troppe sconfitte, e di una certa fragilità fuori casa (dove pure la Juve rimane più solida di tutte le altre: numeri alla mano è soprattutto questo a fare la differenza). L’anno scorso le partite perse furono cinque in totale, statistica però viziata dal disastroso avvio di stagione con 4 k.o. in due mesi. Fatta eccezione per la parentesi di quel periodo storto, la Juve di Allegri non ha mai subito così tanto. Ci sono anche delle cause precise: in particolare l’indebolimento di un centrocampo che non è più di vertice, neppure in questa mediocre Serie A. “Ci manca Pogba, era il nostro LeBron James”, ha ammesso Chiellini. Evidente che Pjanic non sia riuscito a sostituirlo: Allegri ha puntato su una linea muscolare per sopperire alla sua assenza, ma con Sturaro il livello tecnico si abbassa troppo (e l’arrivo del venezuelano Rincon difficilmente migliorerà molto la situazione). Quest’anno i problemi fisici si sono moltiplicati, forse anche per l’età media più alta della rosa. Si avverte persino qualche scricchiolio in spogliatoio, con il caso Evra (che sta pesando più di quanto voglia ammettere la società: a sinistra le alternative non abbondano) e le voci su Allegri. In più la Juve ormai paga dichiaratamente lo scotto della squadra da battere: le avversarie, specie quelle con cui la rivalità è più sentita, contro i bianconeri fanno sempre la partita della vita. Era successo alle due milanesi, è capitato anche ieri alla Fiorentina.

L’impressione è che ancora una volta la sconfitta verrà archiviata come un incidente di percorso, già a partire da domenica prossima quando i bianconeri ospiteranno la Lazio: fin qui si sono sempre rialzati dopo gli occasionali scivoloni. Magari la Juventus piazzerà un’altra striscia di quattro-cinque vittorie di fila. O magari no, perché il calendario non è semplicissimo (oltre i biancocelesti, c’è pure la sfida alla nuova Inter di Pioli fra tre giornate), ma non servirà neanche perché le altre si fermeranno da sole. Presto, però, si capirà se la Juventus sta solo giocando come il gatto col topo, in attesa di entrare nella fase clou della stagione, o qualcosa si è davvero inceppato nella macchina perfetta di Allegri. Soprattutto in Europa, negli ottavi col Porto e più avanti nelle sfide che contano. In fondo, era e resta la Champions l’obiettivo stagionale dei bianconeri. Lo scudetto è scontato.

Twitter: @lVendemiale

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