Fisico palestrato e tinta carboncino alla Fabrizio Corona, posa prorompente (e “altezza”) alla Jean-Claude Van Damme, corpo e viso immersi tra quarti di bue ed abnormi salsicciotti preconfezionati: ecco a voi Nusret Gokce, lo chef turco di umili origini, ora a capo di centinaia di dipendenti, che sta facendo spopolare il web. Niente di eccezionale tra i fornelli, se non l’abbondante “carnazza” che sembra offrire ai suoi parecchi e affezionati clienti della catena Nusr-et Steak House aperta fin dal 2010 e con sei locali dislocati tra Istanbul, Ankara e Dubai. Semmai Nus-ret sembra fare sfracelli sul web. Sulla sua pagina Instagram, presa d’assalto da un milione e mezzo di follower, ha costruito in pochi anni un’immagine accattivante, e per certi versi anche un po’ pacchiana, di cuoco piacione che accarezza fiorentine e filetti come fossero corpi di signora, e poi li sala nel suo celebre tocco con spolveratina di sale che scende dall’alto, e postura da torero, che online è finito per diventare sia un “meme” che un “hashtag” – #saltbae – cliccati fino allo sfinimento da due milioni di utenti.

Asado?

Un video pubblicato da nusr_et (@nusr_et) in data:

Nel suo locale ci sono finiti Fabio Capello e Roger Federer, Mesut Ozil, Antonio Banderas e Tommy Hilfiger; ma al di là degli scatti in cui si mette in posa fiera di fianco alle celebrity, quasi come fosse il proprietario di una qualsiasi trattoriola di provincia che accoglie cabarettisti e cantanti di Sanremo finiti fuori strada, Nusret #Saltbae è oramai icona pop del web perché ha saputo sfruttare i social come una qualsiasi star dello showbiz. C’è chi dice che a fargli fare il salto di popolarità sia stato un tweet del cantante R&B Bruno Mars, ma lo chef del Bosforo aveva realisticamente già toccato il cuore di molte fanciulle, e lo stomaco di parecchi carnivori, con filmati online in cui sussurra amabilmente alle pecore, si fa leccare sul naso dai manzi o massaggia le schiene delle sue mucche per poi un attimo dopo ritrovarsi a sferruzzarne i teneri lombi grigliati. Questione di gusti, si dirà, ma Nus-rat sembra essere nato quasi più per recitare che per cucinare. Basta guardare il menù della sua catena e capire che si tratta di un’enorme grigliata in famiglia con piccole variazioni di cottura, qualche polpettina, un cocktail di gamberi e un paio di insalatine giusto per far sedere qualche annoiata personalità turca.

Mentre quando Nus-rat si posiziona a sedere come fosse un grande attore di Hollywood e si fa fotografare ecco che online sui suoi profili social si scatena il finimondo. Vederlo mentre imita Brando ne Il Padrino, Al Pacino in Scarface, o più semplicemente Fidel Castro con cubano tra le labbra, è impagabile. C’è poi il tocco di genio nazionalpopolare che in tempi di Erdogan non sfigura affatto. Prima la forte simbologia legata alla bandiera rossa turca, luna e stella bianca, con cui si avvolge davanti al suo ristorante o agli scatti con i poliziotti; poi Nus-rat si toglie gli eleganti abiti non proprio da chef sudato e abbrustolito dai vapori dei fornelli e a torso nudo eccolo reggere un martello pneumatico tra una decina di operai in un cantiere turco, presumibilmente dove sorgerà un suo nuovo ristorante. Infine, la sequenza infinita in cui lo chef turco “domina” la carne che metterà, e taglierà, in tavola. Un profluvio terrificante di bovini, suini, e ovini sgozzati e sbudellati che lo attorniano modello Rocky a Filadelfia o che gli fanno da sfondo su scaffali pronti direttamente come bistecche con l’osso.

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