Lei lo ha difeso. Lui ha giurato di essere innocente. Ma per il gip di Messina gli elementi che lo incastrano sono tanti, e tutti schiaccianti. Per questo Alessio Mantineo resta in carcere. Il 25enne è accusato di aver tentato di uccidere la sua ex ragazza, Ylenia Grazia Bonavera, 22 anni, gettandole addosso della benzina e appiccando il fuoco con un accendino.

Subito dopo il fermo, la ragazza, ricoverata in ospedale per le ustioni, aveva tentato di scagionarlo. Ma oggi il giudice per le indagini preliminari Eugenio Fiorentino ha emesso nei suoi confronti un provvedimento cautelare in carcere perché ci sono “gravi indizi di colpevolezza” nei suoi confronti. Non ha invece convalidato il fermo dell’indagato, perché “non sussiste il pericolo di fuga”. Il giudice ha accolto la richiesta della Procura e ha fatto sua la ricostruzione della serata che emerge dalle indagini della squadra mobile. Ad aggravare la posizione di Mantineo ci sono soprattutto le immagini di alcune telecamere.

I due ex fidanzati si erano incontrati in discoteca. Poi Ylenia era tornata a casa, Alessio invece no. Sarebbe lui il giovane immortalato nelle immagini del sistema di video sorveglianza di un distributore di benzina mentre intorno alle 4,25 riempie una bottiglia di plastica. La difesa della ragazza di Mantineo, per il gip è “un goffo tentativo di scagionare il proprio ex fidanzato”. E anche la descrizione fisica dell’aggressore, alto e con molti capelli, antitetica rispetto a quella dell’indagato per il giudice “non trova riscontro nelle ulteriori attività d’indagine poste in essere”.

“La studiata pervicacia criminale della quale l’indagato ha dato contezza”, unito all’aver “agito con premeditazione” e “con crudeltà”, e alle modalità della condotta che “palesano la volontà di infliggere alla vittima sofferenze aggiuntive”, non lasciano altra scelta che disporre “la misura della custodia in carcere”, scrive ancora il giudice, sottolineando che la sua “natura violenta e il concreto timore che possa reiterare la condotta” rendono “inidonei gli arresti domiciliari” per Mantineo.

Particolarmente significativa appare “la brutalità dell’azione commessa, che si presenta – scrive nell’ordinanza – come un’aggressione qualificata da un’inusitata carica di violenza, spia dell’allarmante personalità dell’indagato e sintomatica di un effettivo contegno persecutorio”, che, ritiene il gip, “rende elevato il rischio di reiterazione criminosa, essendosi rilevato il prevenuto del tutto incapace di porre un freno ai propri istinti criminali”.

Il giudice non si addentra in quello che definisce “il goffo tentativo di scagionare il proprio (ex) fidanzato” fatto dalla vittima. Potrebbe essere stato, scrive il giudice, “in ragione di un forte legame sentimentale” o per “il timore in lei suscitato” dall’indagato, o, anche, “per un substrato culturale che induce a ritenere privo di adeguata considerazione colui che denuncia”. In questo senso potrebbe essere letta la frase che la vittima rivolge alla vicina di casa che, riferendo all’operatore del 118 che lei aveva accusato il fidanzato dell’aggressione, la apostrofa con la frase “io non sono una sbirra“.

“Allo stato attuale si è ritenuto di attribuire più valenza alle dichiarazioni indirette rese dalla ragazza, che poi ha smentito in più occasioni, rispetto a una ricostruzione offerta dall’indagato, ma non smentita da alcun elemento oggettivo. Verificherò se ci sono i presupposti per ricorrere davanti al Tribunale del riesame”. Così il legale di Alessio Mantineo, l’avvocato Salvatore Silvestro, ha commentato la decisione.

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