“Io non voterei per restare nell’euro, io voterei per un’uscita da questo euro“. Ospite di Giovanni Floris a ‘Di Martedì’ su La7, Luigi Di Maio parla chiaro riguardo a un possibile referendum in Italia sulla moneta unica. Un’idea rilanciata da Beppe Grillo nel suo post che commenta il ritorno nel gruppo Efdd all’Europarlamento. “La moneta unica deve essere sottoposta a un referendum popolare, affinché i cittadini decidano il rimanere o meno dell’Italia all’interno dell’Eurozona”, scrive il leader del Movimento 5 Stelle sul suo blog.

“Credo che si debba chiedere con un referendum agli italiani se vogliono o meno restare nell’euro”, afferma Di Maio durante la trasmissione in onda stasera. Poi il deputato M5s e vicepresidente dalla Camera aggiunge: “Io voterei per una strategia alternativa all’euro attuale. Voterei per un’uscita da questo euro. Si deve abbandonare e tornare alla moneta sovrana o, se c’è un accordo con altri Paesi, trovare un’altra moneta comune”.  Concetti che ricalcano quanto scritto da Grillo sul blog: “L’Euro si è ampiamente dimostrato nel corso del tempo un sistema di Governo attraverso il quale l’establishment tiene sotto scacco le democrazie”. “È uno strumento di controllo – si legge – nelle mani della Bce, che impone un vincolo di cambi fissi asfissiante per le economie del Mediterraneo, tra cui quella italiana”.

Di Maio commenta anche il rifiuto del gruppo liberal-democratico Alde all’ingresso dei Cinquestelle: “Io penso che la più grande figuraccia la faccia il presidente dell’Alde, Guy Verhofstadt, che prima dice ‘sì, siamo d’accordo ad accogliere la vostra delegazione’ e poi si rimangia parola. La parola di quel signore non vale un fico secco e lo deve sapere tutta Europa”. “Noi siamo l’unica forza politica in Europa che lascia decidere ai propri iscritti anche l’appartenenza a un gruppo europeo – sottolinea poi Di Maio – il nostro errore è stato fidarci di questo signore”.

Sul blog Grillo inserisce nel programma europeo del M5S anche la battaglia contro le sanzioni imposte alla Russia. “Non c’è stato nessun invaghimento per Putin“, commenta Di Maio. Il vicepresidente della Camera spiega che “da quando abbiamo messo le sanzioni alla Russia abbiamo perso 5 miliardi di business per le nostre Pmi (piccole e medie imprese)”. “Non siamo né filo-russi, né filo-americani, siamo filo-italiani – conclude – e se le sanzioni alla Russia danneggiano le nostre imprese, quelle sanzioni vanno tolte”.

 

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