Ne mancava uno all’appello. Era fuggito da Siracusa per rifugiarsi da alcuni parenti negli Stati Uniti, pensando di far calmare le acque e sfuggire all’arresto. Ma una volta scaduto il visto turistico non ha potuto far altro che tornare in Italia dove ha trovato la polizia ad attenderlo. E così, intorno alle 7 di questa mattina, Marco Gennaro, 19 anni, è stato arrestato all’aeroporto di Fiumicino.

E’ indagato per l’omicidio di Giuseppe Scarso, l’ottantenne aggredito e poi dato alle fiamme nella sua abitazione, a Siracusa, nella notte tra l’1 e il 2 ottobre scorso e deceduto dopo 70 giorni di agonia all’ospedale Cannizzaro di Catania. Il provvedimento è stato eseguito dalla Squadra mobile di Siracusa su ordine del gip Carmen Scapellato.

La svolta nelle indagini sull’omicidio è arrivata il 18 dicembre scorso, quando la polizia ha arrestato Andrea Tranchina, 18 anni, studente in un istituto privato, accusato di omicidio in concorso, che davanti al gip ha confermato l’aggressione. Gennaro, invece, era fuggito a Phonix, in Arizona, con l’aiuto della madre, trovando ospitalità da alcuni parenti e aveva già prenotato il biglietto di ritorno in Italia per oggi, a causa della scadenza del visto. Attraverso il Servizio centrale operativo e l’Interpol era stato localizzato dalle forze di polizia federali americane e monitorato fino al momento dell’imbarco sul volo New York-Roma Fiumicino. Appena sbarcato, è stato arrestato. Adesso Gennaro si trova nella casa circondariale di Civitavecchia. Un terzo giovane è invece indagato a piede libero.

Contro Giuseppe Scarso venne messa in atto una vera e propria persecuzione. E dalle prese in giro si passò alla violenza. L’ottantenne, infatti, venne aggredito tre volte nella sua abitazione in via Servi di Maria. Nell’ultimo blitz gli assassini riuscirono a cospargerlo di liquido infiammabile e a dargli fuoco. Il primo raid avvenne il 28 settembre scorso, quando qualcuno riuscì ad aprire la porta dell’abitazione al pianterreno dell’uomo, che viveva con una pensione di invalidità, e lo cosparse di liquido infiammabile. Quella volta, però, Scarso riuscì a spegnere le fiamme. Il giorno successivo l’uomo, insieme al fratello, denunciò l’aggressione ai carabinieri. Ma 24 ore dopo, poco prima della mezzanotte, tre persone incappucciate entrarono nuovamente nell’appartamento e ci riprovarono. Anche questa volta, però, Scarso riuscì ad evitare il peggio e se la cavò con lievi ustioni. Ma la notte del primo ottobre i criminali non fallirono. Lanciarono l’alcol contenuto in una bottiglietta sul viso, sulla testa e sulla spalla di Scarso e appiccarono il fuoco. Don Pippo, come era chiamato nel quartiere, chiese aiuto a un vicino, che avvertì il 118 e la polizia. Fu così trasportato in ospedale. Dove è morto dopo una lenta agonia durata due mesi e mezzo.

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