Missione compiuta. Come previsto il mercato dell’auto italiano ha chiuso il 2016 in doppia cifra: 15,8% di immatricolazioni in più, in totale sono state 1.824.968, rispetto al 2015. Dicembre (+13%) è stato infatti il trentunesimo mese consecutivo di una crescita iniziata nel 2014, stagione dell’inversione di tendenza rispetto alla crisi del settore iniziata nel 2008, proseguita nel 2015 e consolidatasi per l’appunto nell’anno appena passato. Felici, immaginiamo, anche i ragionieri dello Stato, visto che a fronte di un fatturato complessivo del settore di 36,9 miliardi di euro hanno registrato incassi di Iva pari a 6,6 miliardi.

L’auto è viva, dunque. Evviva l’auto? In realtà, siamo ancora lontani dai livelli pre-crisi, che avevano permesso di chiudere il 2007 alla stratosferica quota di 2.493.106 veicoli. Troppo, francamente, per un Italia la cui quota fisiologica di assorbimento compatibile con le potenzialità di sviluppo del Paese si attesta intorno agli 1,9 milioni di auto all’anno. Traguardo che potrà essere raggiunto già nel 2017, visto che la crescita stimata dagli analisti di Anfia, Unrae e Promotor è compresa tra il 3 ed il 5%. Anche se non mancano le voci dubitative come quella di Federauto, l’associazione che raccoglie le concessionarie italiane, il cui presidente Filippo Pavan Bernacchi pur dicendosi d’accordo con le stime non si stupirebbe “se si verificasse una contrazione”.

La crescita del 2017 sarà, comunque, inferiore a quella del 2016. Per diversi fattori, tra cui la conferma nella manovra economica del famigerato superammortamento del 140% solo per i beni strumentali: veicoli industriali e commerciali, noleggi, taxi e vetture utilizzate effettivamente dalle aziende, non quelle assegnate in uso promiscuo ai dipendenti, quelle delle ditte individuali e dei professionisti con partita Iva. Il che ha prodotto un aumento della domanda verso la fine del 2016, con prevedibili cali nei primi mesi del nuovo anno.

Senza agevolazioni fiscali, la partita si fa più dura. Questo lo sanno sia le associazioni di categoria che i costruttori. Ciò nonostante il trend positivo imboccato dall’auto in Italia sembra destinato a proseguire, e con esso il boom di alcuni comparti come ad esempio quello del noleggio a lungo termine. L’interrogativo semmai riguarda i consumi, che non crescono: il potere d’acquisto delle famiglie, e di conseguenza le vendite ai privati, rimangono al palo. Prima o poi, qualcuno dovrà fare i conti con questa realtà.

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