L’attacco della notte di Capodanno alla discoteca Reina di Istanbul è l’ultimo di una lunga serie di attentati terroristici che hanno colpito la Turchia nell’ultimo anno. Segnato, a luglio, dal tentato golpe in seguito al quale il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha avviato una stretta autoritaria e disposto l’arresto di migliaia tra militari, parlamentari, giornalisti e docenti accusati di aver in qualche modo supportato il fallito colpo di Stato o di appoggiare il terrorismo.

Questi gli attacchi più gravi:
17 febbraio: potente autobomba contro un convoglio militare in pieno centro ad Ankara: 28 morti e oltre 60 feriti.
13 marzo: nuova autobomba guidata da un kamikaze esplode nel centro di Ankara nell’ora di punta serale vicino ad un autobus uccidendo 38 persone. Il governo accusa il Pkk e bombarda i curdi in Iraq.
28 giugno: attacco con un ordigno e uomini armati all’aeroporto Ataturk di Istanbul: 42 morti. La strage viene attribuita all’Isis.
30 luglio: miliziani curdi attaccano una base dell’esercito turco nella provincia sudorientale di Hakkari, al confine con l’Iraq, ma vengono respinti: 35 i miliziani e 8 soldati uccisi.
20 agosto: un kamikaze minorenne si fa esplodere a un matrimonio a Gaziantep, uccidendo 51 persone, fra cui almeno una trentina fra bambini e ragazzini. Incolpato l’Isis.
10 dicembre: doppio attacco dinamitardo fuori dallo stadio di calcio del Besiktas, vicino al night club Reina, uccidendo 44 persone. Rivendica il gruppo curdo Tak, i Falchi per la liberazione del Kurdistan.

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