Premessa: sono un genitore che ogni anno si arrabatta felicemente per creare la piccola messinscena di Babbo Natale ai propri figli:  bicchiere di vino lasciato e svuotato nella notte, pane e salsiccia (o formaggio) fatti sparire appena i bambini vanno a letto per lasciare solo bricioline, finestra rigorosamente aperta, carta per i giochi comprata nel negozio lontano, in modo che sia difficilmente riconoscibile. Mi piace questo rito, lo trovo poetico, spero che possa durare quanto più a lungo possibile e alla raffica di domande su “Mamma, Babbo Natale esiste davvero?” che i bambini cominciano già a porre verso i quattro-cinque anni, rispondo cercando di far leva sulla mitologia babbonatalesca pescata un po’ qui un po’ là: il paese delle renne, i bambini del mondo, ma soprattutto professando io stessa una fede così incrollabile nella sua esistenza da tranquillizzare il bambino. Perciò quando ho sentito che il direttore dell’orchestra Giacomo Loprieno, alla fine dello spettacolo, all’Auditorium di Roma, “Disney in concerto: Frozen” (mica un concerto di Mozart o Beethoven) se ne è uscito dicendo che Babbo Natale non esiste ho letteralmente trasecolato.

Dico: in una sala piena di bambini te ne esci sconfessando l’esistenza di Babbo Natale, dopo tutti gli sforzi fatti dai genitori per tenere viva questa tradizione, praticamente una delle poche che ci sono rimaste? Un po’ fuori di testa sei, chissà cosa ti ha spinto a un gesto del genere, un’infanzia traumatizzata, una rabbia rimossa, chissà, appunto. Dunque una frase più che infelice, come se a Messa il prete urlasse: “Cristo non esiste!” o giù di lì. O forse il paragone è troppo estremo e nasconde una verità che è un po’ scomoda da vedere, ma che dovremmo accettare: e cioè che, appunto, siamo rimasti così scioccati e feriti perché non crediamo più a niente, laici e secolarizzati fin nelle punte dei capelli, e dunque quel grido contro Babbo Natale è andato a intaccare l’ultima forma di felice credulità rimasta persino a noi. Non solo: siccome come genitori ormai viviamo in funzione dei nostri figli, poggiandoli sullo scranno mentre noi cerchiamo di soddisfare tutti i loro bisogni, qualsiasi cosa che possa farli lievemente soffrire ci appare del tutto scandalosa, perché non possiamo sopportare che la loro felicità sia anche minimamente intaccata, visto che tutte le nostre giornate sono impegnate principalmente a proteggerli, gratificarli, salvarli persino da microtraumi.

Ma appunto: una cosa sono le nostre emozioni e una cosa la reazione delle istituzioni, per così dire. Proprio come quando chi ha avuto un parente ferito o ucciso da qualcuno invoca per lui la pena di morte, ma la legge si mette in mezzo cercando di mantenere un principio di razionalità, così mi sembra assolutamente assurdo e grottesco che il direttore sia stato licenziato, e non solo ripreso, per questo, specie nel paese dove i politici che hanno detto cose scandalose (vedi il ministro del Lavoro Poletti), oppure sono addirittura sono indagati (vedi il renzianissimno neo ministro allo Sport Lotti) restano al loro posto”? E mi sembra ancor più squallido che Loprieno sia stato prontamente sostituito da un altro, obbligato immediatamente a fare un selfie con un Babbo Natale prontamente arrivato per mettere a tacere lo scandalo.

Questo eccesso di zelo mi sembra davvero simile a quello degli inquisitori medioevali, che punivano chi negava l’esistenza di Dio. Perché appunto, come ho detto, abbiamo ormai briciole di tradizione e teologia e Babbo Natale lo viviamo quasi come il sacro (quando è un simbolo pagano) come sacro viviamo tutto ciò che riguarda la vita dei nostri intoccabili bambini. I piccoli spettatori hanno vissuto un piccolo trauma. Magari non è neanche del tutto così negativo. Uno spunto per riflettere, parlare.  Scatenare la caccia al mostro è invece ridicolo.

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