È uno dei supervulcani più pericolosi del mondo. E potrebbe risvegliarsi. Dopo la scoperta della sua attività eruttiva a ‘singhiozzo’, il supervulcano dei Campi Flegrei (Napoli) torna a far parlare di sé. Nessun pericolo in vista di un’eruzione imminente, ma la ricerca coordinata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e pubblicata sulla rivista Nature ha osservato che i gas rilasciati dal magma potrebbero raggiungere un livello di pressione critico.

Strutture come quella del supervulcano campano sono capaci di eruzioni catastrofiche ma per fortuna rarissime. Si è formato 39.000 anni fa, nel corso della più grande eruzione avvenuta in Europa negli ultimi 200.000 anni. Grazie a una simulazione basata sulle misure dei gas della Solfatara di Pozzuoli (nella foto) i ricercatori hanno visto che le rocce intorno al serbatoio di magma si stanno scaldando a causa del vapore rilasciato dal magma stesso. Questo dimostra che il magma potrebbe raggiungere un livello di pressione critico.

“La ricerca è nata con l’obiettivo di comprendere i processi che avvengono nei vulcani quiescenti che presentano evidenze di risveglio, ed è la prima volta che viene dimostrata l’esistenza di un valore critico di pressione” spiega Giovanni Chiodini, che ha coordinato la ricerca. La simulazione mostra che “raggiunte queste condizioni critiche, il magma rilascia notevoli quantità di acqua, sotto forma di vapore, che sono iniettate nelle rocce interposte fra il magma e la superficie”. Questo fa indebolire le rocce, che perdono la loro resistenza meccanica, e si determina una condizione critica che può evolvere in due modi: la risalita del magma può portare all’eruzione, oppure la perdita di acqua può rendere il magma più viscoso e rallentarne la risalita, fino a fermarla. “Il possibile avvicinarsi del magma alle condizioni di ‘pressione critica’ – rileva Chiodini – può spiegare l’attuale accelerazione delle deformazioni del suolo dei Campi Flegrei, il recente aumento nel numero di terremoti e l’aumento dei gas più sensibili agli incrementi di temperatura nelle fumarole della Solfatara di Pozzuoli”. Vista la complessità dei processi in atto, conclude il ricercatore, sarebbe opportuno intensificare i progetti di ricerca su Campi Flegrei, per avere la possibilità di studiare l’evoluzione futura del vulcano.

L’articolo su Nature

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