Noi” contro gli “altri“. Sono le categorie che usa il fondamentalismo religioso, di ogni matrice, ma anche il populismo che cerca il capro espiatorio a tutti i problemi nel diverso: di colore e religione. Potremmo dire che il populismo è un fenomeno di radicalismo, tanto quanto il fondamentalismo. Infatti è una idea radicale che alimenta e gonfia le fila di questi partiti. Per questo dobbiamo cercare una correlazione fra questi due fenomeni perché l’uno alimenta l’altro. Infatti, da quando è nato l’Isis, accentuando il già latente conflitto fra due immagini – quella dell’Islam e dell’Occidente -, i partiti populisti hanno visto un’ascesa politica in Europa che ha precedenti solo nel periodo tra le due guerre mondiali, in quei partiti di massa e xenofobi che hanno issato la bandiera del “nazionalismo” e della “sovranità” per giustificare le loro scelte. Allora come oggi, c’era un nemico responsabile di tutte le disgrazie.

Ma i punti di contatto fra questi due radicalismi non finiscono qui. Il proselitismo dell’Isis pesca in quelle fasce di malessere e miseria. Un malessere prodotto dalla confessionalizzazione degli Stati; da una mancanza di libertà sociali e dalla mancanza di riconoscimento da parte dell’altro – in questo caso l’entità Occidentale (se mai esiste). Il populismo, analogamente, trova consenso nel disagio economico; nell’abbassamento della dialettica che deve essere la più violenta possibile: non ci deve essere più buonismo e correttezza nei confronti dell’altro. E’ la “divisione“che entrambi, populismo e fondamentalismo, cercano.

Il fondamentalismo cerca di dividere le società. In Medioriente la lotta è contro i musulmani che non la pensano come loro, tacciati di essere apostati, e che pagano in vite il prezzo più alto. Poi ci sono le altre fedi, fino a l’odio atavico verso questa entità che si chiama occidente, a cui vengono addossate tutte le colpe: la colpa di aver messo al potere regimi dittatoriali; quella di odiare l’islam. Le macerie di Mosul, Aleppo, sono un grande regalo al fondamentalismo: da questi cumuli di pietre troverà la forza per portare avanti la sua battaglia. Anche per il populismo l’unità delle società è un grande problema: quando non c’erano gli immigrati cercavano in chi stava a sud, anche nel proprio paese, il nemico. Il populismo ha timore che le varie componenti delle nostre società dimostrino, unite, contro la paura: chiedendo una società di tutti. Ma questa scelta è insita nel disprezzo, naturale nella sua indole, che il populismo ha verso la democrazia. Non a caso, in politica estera, i maggiori leader di questi partiti sostengono despoti e autocrati di mezzo mondo: “Li vorremmo alla guida dei nostri paesi”, dicono. Ammiccano ai bombardamenti aerei indiscriminati, credendo che dalle voragini causate dai missili nascono fiori.

Più saremo capaci di odiare, di generalizzare, più il fondamentalismo religioso e populista avranno vita lunga e si rafforzerà. La nostra deve essere l’epoca della ragione e di chi sa guardare alla Storia per cercare risposte alle domande di oggi.

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