Aveva messo a rischio il suo patrimonio politico, aprendo le frontiere per accogliere i migranti della rotta balcanica. E all’indomani dell’attentato di Berlino, che mette definitivamente sullo stesso piano Germania e Francia, la cancelliera Angela Merkel non cambia idea, non arretra: “Continueremo a sostenere e a dare sostegno alle persone che chiedono di integrarsi nel nostro Paese” dice nel giorno che lei stessa definisce “molto difficile”. La Merkel, in una dichiarazione fatta alla stampa in diretta tv, si dice “inorridita, scossa e profondamente triste” per un “atto barbaro e inconcepibile“. Ma questo non significa rinnegare le scelte fatte. “So che per noi tutti sarebbe particolarmente difficile da tollerare se si confermasse che a compiere questo atto è stata una persona che ha chiesto protezione e asilo in Germania”. Tuttavia “non vogliamo vivere paralizzati dalla paura e dal male” spiega la cancelliera. “Anche se in queste ore risulta difficile troveremo la forza per vivere come desideriamo in Germania, liberi, insieme e aperti”. “Dobbiamo rimanere uniti – ribadisce – non dobbiamo vivere nella paura”. E’ lei a certificare, finalmente, dopo ore di cautela, l’atto come “terroristico”. E’ lei che manda un messaggio alle famiglie dei morti e ai feriti: “Tutto il Paese è con voi”. Ma è sempre lei che sembra rispondere quasi in tempo reale alla polemica che già cresce nel Paese, così come avvenuto in Francia negli ultimi due anni, dall’attacco a Charlie Hebdo in poi.

Dopo poco più di 12 ore dall’attentato al mercatino di Natale ha infatti parlato Frauke Petry, leader del movimento populista di destra Alternative für Deutschland: “La Germania non è più sicura” ha detto Petry. La leader di AfD ha indirettamente attaccato il governo sostenendo che “l’ambiente in cui un tale atto può prosperare è stato colposamente e sistematicamente importato nell’ultimo anno e mezzo”. In un giorno come questo “non abbiamo alcun interesse a dire che avevamo ragione”, ha poi aggiunto Petry che ha chiesto che “i confini tenuti aperti in maniera così irresponsabile siano finalmente di nuovo controllati”. Anche il suo vice Alexander Gauland ha ribadito l’importanza “di controllare di nuovo i confini in modo che nessuno possa entrare illegalmente e fornire diverse identità”.

La questione, con le elezioni politiche alle porte (in Germania si vota a settembre), scuote lo stesso partito della Merkel. Il capogruppo del Partito popolare al Parlamento europeo, Manfred Weber, tedesco, se da una parte esorta a non generalizzare, dall’altra spinge perché “dobbiamo essere in grado di esaminare” ogni singolo profugo che entra in Germania. “Non è un attacco al Paese – ha detto Weber – È un attacco contro il nostro modo di vivere, contro la nostra società libera”.

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