Un bambino che si sente male a scuola, la tensione del personale scolastico, la richiesta affannosa dei soccorsi, il girovagare tra presidi ospedalieri che sembrano lontani anni luce sono gli argomenti di questa civile ad accorata denuncia di due genitori della provincia di Roma. Come sempre in questi casi la domanda che ritorna è: perché siamo diventati un Paese così sciatto? Cosa abbiamo fatto e cosa dovremo fare per evitare che tragedie scampate possano ripetersi?

Forse sarebbe il caso di riconsiderare la necessità di restituire al welfare la sua imprescindibile importanza. Ed ai nostri figli la possibilità di trascorrere le ore a scuola con serenità. Chissà se qualcuno degli intestatari della lettera si sentirà in dovere di rispondere. Vedremo.

Toni Nocchetti

 

 

Al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin
Al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti
Al direttore Sanitario Asl Rmd, Maria Grazia Budroni
Al sindaco di Fiumicino, Esterino Montino

In data 15 dicembre 2016 presso la scuola Giovanni Battista Grassi, in via del Serbatoio n. 32, a Fiumicino si è verificato un fatto da ritenersi molto grave che ha coinvolto nostro figlio, un bambino di 9 anni, iscritto in questo istituto scolastico. Il fatto non riguarda direttamente la scuola, seppur coinvolta suo malgrado, ma il mancato tempestivo soccorso da parte delle ambulanze del 118 nel prestare il pronto intervento necessario ad un minore in stato di malessere.

Alle ore 10 circa del mattino all’interno delle classi sono state eseguite le prove di evacuazione in caso di terremoto: i bambini in una simulazione dovevano accovacciarsi sotto i banchi. Durante questa simulazione nostro figlio ha urtato accidentalmente il banco procurandosi un trauma toracico all’altezza del fianco destro, come poi riportato nel referto ospedaliero. Al momento dell’incidente, il dolore del bambino e l’accaduto in sé sono stati sottovalutati, ma durante l’ora di ginnastica alle 12 circa, il dolore si è acutizzato al punto tale che le maestre hanno ritenuto opportuno far sdraiare il bambino a causa dei forti dolori al petto durante la respirazione e cenni di svenimento.

La scuola ha chiamato il 118 alle ore 13.15, come risulta dalle chiamate inviate dalla segreteria, e subito dopo ha avvertito noi. L’ambulanza del 118, partita dall’ospedale Grassi di Ostia distante dalla scuola di Fiumicino circa 9 km, è arrivata davanti l’istituto scolastico alle ore 14.05, ben 50 minuti dopo la prima chiamata, a seguito della quale ne sono state fatte altre 2: un’altra della scuola 15 minuti dopo e una di mia moglie mentre correva in auto da Roma. Il personale medico dopo una prima anamnesi ha trasportato mio figlio e mia moglie all’ospedale Bambino Gesù di Palidoro, frazione vicino Fiumicino distante circa 33 Km dalla scuola, dove sono giunti alle ore 14.45, circa 1 ora e 15 minuti dalla prima chiamata al 118, perché a detta del personale medico andare all’ospedale Grassi di Ostia, distante 20 Km di meno dell’altro, sarebbe stato inopportuno visto il caos di pazienti che c’era.

Fortunatamente per mio figlio si è trattato di un trauma toracico di moderata entità risolvibile con antidolorifici e qualche giorno di prognosi, per noi solo un brutto spavento, ma a questo punto ci chiediamo: se il malessere fosse stato di natura cardiaca o neurologica, d’altronde al momento della chiamata al 118 le condizioni del bambino potevano paventare scenari clinici anche più gravi perché presentava dolori al petto, stato confusionale e cenni di svenimento, in questo quadro clinico apparente l’intervento dei medici dopo 50 minuti sarebbe risultato a dir poco inutile perché fuori dal tempo massimo di pronto soccorso per tali casi, lasciando a noi genitori un presente inimmaginabile.

Come è possibile che non sia presente un personale preparato per un pronto intervento all’interno delle nostre scuole che possa garantire un primo soccorso e una conseguente constatazione dello stato clinico di un bambino in modo anche da poter indirizzare e/o rassicurare i genitori sullo stato di salute dei propri figli?

Alla luce di questo accaduto, come possiamo noi genitori sentirci tranquilli se i nostri figli all’interno delle scuole rischiano di non essere assistiti nel modo corretto in caso di malessere ma soprattutto se ci vogliono 50 interminabili minuti perché un’ambulanza arrivi da un ospedale distante nemmeno 10 Km e 1 ora e 15 minuti per raggiungerne un altro distante 33 km?

Scriviamo questa lettera frutto di una indignazione e poniamo queste domande anche e soprattutto per senso civico, perché se domani dovesse accadere di nuovo, come ovviamente non ci auguriamo per noi e per nessuno, non vorremmo certo affidare alla cronaca televisiva la vita dei nostri figli per un nuovo e desolante caso di malasanità. Riteniamo che in un comune con circa 70mila abitanti come quello di Fiumicino in cui risiediamo, non sia accettabile che questi episodi accadano ma soprattutto che una realtà così estesa e densamente popolata non sia dotata di un pronto soccorso e perché no anche di un ospedale. Consapevoli che le competenze a riguardo sono regionali e non dei comuni, pensiamo comunque che di fronte alla salute delle persone e ancor di più per quella dei nostri figli, le responsabilità in questi casi siano da attribuire a tutti, nessuno escluso.

M. e S. D.

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