La lounge Air France del Charles de Gaulle di Parigi somiglia a una grande camera di decompressione: un passo all’interno e ti ritrovi in un ambiente avulso dal resto dell’aeroporto, protetto da un velo di serafico silenzio interrotto solo dall’apertura di una bottiglia di champagne. Sto partendo per il Costa Rica, il “Paese più felice del mondo”, uno di quei luoghi eletti in cui trasferirsi quando si decide di cambiare vita. Quello che io ho cambiato, nel frattempo, è il mio abbigliamento: in valigia sono stipate solo canotte e braghe corte. Il cambio di stagione può attendere.

Tutti i 468 posti a bordo del Boeing 777-300 di Air France sono occupati. Non si tratta di un volo qualunque, ma del primo operato dalla compagnia di bandiera francese che collegherà senza scali Parigi a San José, la Capitale.

1° GIORNO – L’uomo del monte ha detto sì 
Piantagioni di ananas ovunque. Il Costa Rica ne è letteralmente ricoperto: 120mila ettari di terra da cui spuntano ciuffi di foglie coriacee e seghettate dall’aspetto preistorico. Marco Gasparoli, uno dei tanti italiani che si sono trasferiti in queste umide latitudini per lavoro, mi spiega che l’ananasso è la croce e la delizia del Costa Rica. Da solo il commercio di questo frutto genera il 5% del Pil nazionale, ma le multinazionali americane che dominano il mercato utilizzano gran parte delle riserve idriche del Paese e lasciano pochissimo spazio ai coltivatori indipendenti di ananas biologici, difficili da esportare perché più piccoli rispetto agli standard richiesti dai grandi importatori come l’Europa.

Sulla terrazza panoramica del Selva Verde Lodge tre piccoli tucani dal piumaggio fluorescente e lo sguardo furbo stanno pasteggiando a papaya e melone. Ma i miei occhi sono puntati sui rami degli alberi, alla ricerca del bradipo. Proprio come esistono comprovate corrispondenze tra cani e padroni, anche i costaricensi somigliano al loro animale simbolo; sornioni e imperturbabili, animati da un ottimismo fatalista e fedeli a una filosofia di vita slow chiamata Pura vida, che alcuni americanizzano con Just do it (later). Io però adesso non posso procrastinare il mio “impegno” del pomeriggio: governare le rapide del fiume Sarapiqui, missione (im)possibile grazie alla presenza in canoa di due istruttori. È questo il mio battesimo di fuoco, o meglio sarebbe dire acquatico, con il Costa Rica.

2° GIORNO – Tazza di cioccolato sotto il vulcano 
Sulla provincia di Alajuela, 110 chilometri a ovest di Sarapiqui, torreggia il vulcano Arenal. Vicino la montagna scorre la cascata La Fortuna, una lama d’acqua che taglia in due la vegetazione rigogliosissima. La si raggiunge scendendo 200 gradini; una volta di sotto, l’ardua scelta: farsi il bagno o un selfie? Solo per questa volta io ho optato per la seconda, nonostante il caldo e l’umidità stordente.

Non ho scelta alcuna invece, se non bere e chiedere il bis, quando Kevin, un ragazzone del posto che parla un americano sciolto, mi offre una tazza di cioccolato organico. Durante il Rain Forest Chocolate Tour viene mostrato al turista il processo che dalla raccolta fino all’essiccazione porta il cioccolato nelle nostre case.

3° GIORNO – Nelle fauci della foresta Nubosa
La sveglia è all’alba. Edoardo, il nostro nerboruto e silenzioso autista, scarrozza me e i miei compagni di viaggio in riva alla laguna de Arenal, il più grande lago del Costa Rica. In questo territorio, nascosti tra giunchiglie e giacinti d’acqua, vivono 300 tipi di uccelli, tra cui il quetzal splendente venerato da Maya.

La nostra destinazione, l’altra sponda del lago, è in realtà un nuovo punto di partenza. Edoardo mi guida lungo un sentiero sterrato punteggiato da pascoli e dominato da altopiani dove l’attività umana è testimoniata solo dalla presenza di pale eoliche, che contribuiscono a rendere il Costa Rica uno dei Paesi più virtuosi al mondo nell’utilizzo di energia ricavata solo da fonti rinnovabili. Dopo un’ora e mezza di rumba ecco la nostra meta: la riserva naturale di Monteverde.

Fondata nel 1972 per proteggerne la preziosa biodiversità, questa riserva è la porta d’accesso alla foresta nebulare, uno dei luoghi più fascinosi e impervi del Costa Rica. Quando ci arriverai, caro lettore, ricordati di non essere pusillanime: augurati di finirci in una mattinata wild come quella che ha atteso me, sferzata da pioggia e vento, di attraversare un ponte identico a quello della scena finale di Indiana Jones e il tempio maledetto, prima di lanciarti nelle fauci della foresta vergine legato a una zip line. Che botta di adrenalina.

Nel paesino di Santa Elena vive una sparuta comunità di quaccheri. All’inizio degli anni ‘50 alcuni di loro, in segno di protesta contro l’intervento militare americano in Corea, lasciarono la sweet home Alabama e vennero a vivere in Costa Rica motivati dalla mancanza di un esercito nazionale e dalla presenza di grandi pianure, che utilizzarono per allevare mucche. A breve, alcune delle stradine di Santa Elena confluiranno nella Panamericana, l’incredibile sistema di strade che si allunga dall’Alaska fino al Cile, correndo lungo 25mila chilometri sulla costa Pacifica del continente americano.

(FINE PRIMA PARTE)

Informazioni utili e indirizzario 
La nuova rotta Parigi – San Josè operata da Air France prevede due voli diretti settimanali, il mercoledì e il sabato (negli altri giorni si può raggiungere il Costa Rica, sempre con Air France, facendo scalo a Panama). È possibile scegliere tra le classi Business, Economy e Premium Economy, quest’ultima più spaziosa e confortevole dell’Economy ma meno cara della Business. Le tariffe partono da € 880 in classe economica e da € 1.278 in Premium Economy.

Per organizzare un viaggio perfetto e sicuro, il consiglio è di contattare Vuela, agenzia specializzata nell’organizzazione di viaggi in Centro e Sud America.

I posti migliori in cui dormire
Hotel Best Western Irazu
Pozo Azul Lodge
Selva Verde Lodge
Montaña de Fuego
Monteverde Country Lodge

I posti migliori in cui mangiare
Pozo Azul Lodge
Ristorante Don Rufino
Hotel Poco a Poco

Articolo Precedente

News: Art Basel a Miami Beach: arti e party nei cinque giorni più “caldi” dell’anno

next