Renzi e il Pd non possono comportarsi come se il referendum non ci fosse stato. Occorrono risposte politiche chiare, anche in chiave di un rilancio della sinistra che, se vuole riconquistare l’elettorato perduto, deve ripartire dalle periferie e dal disagio degli italiani. Opinioni che la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha affidato a un’intervista a Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera nella quale sottolinea, anzitutto, la variazione dei toni tra Renzi e Gentiloni. “Una discontinuità c’è ed è evidente: lo stile del presidente del Consiglio – osserva Boldrini riferendosi ai discorsi di Gentiloni al Senato e alla Camera – che è stato notato da tutti, anche in Aula. Gentiloni ha detto subito che la legge elettorale sarà prerogativa del Parlamento e che il governo avrà il compito di accompagnare”. “Anch’io mi sarei aspettata qualche segnale in più di cambiamento. Colgo però nel premier – prosegue – questo differente modo di relazionarsi. Ora il Pd dovrà cogliere il malessere del Paese che si è manifestato con il referendum. Altrimenti saranno altri a farlo, a loro modo: con slogan efficaci ma non praticabili; con ricette che non funzionano”.

Come quella proposta dal governo Renzi con il Jobs Act. “I voucher hanno creato ancora più precariato: bisognerà rimetterci le mani in tempo utile. I grandi patrimoni – dice riferendosi a cosa potrebbe fare il nuovo governo – devono pagare di più; il lavoro deve essere meno tassato. È questo che deve fare la sinistra, piuttosto che togliere l’imposta sulla prima casa a chi, possedendo grandi proprietà, potrebbe pagarla”. Quanto a Renzi “non sta a me decidere il suo futuro. C’è una discussione aperta nel Pd, che non ha certo bisogno dei miei consigli. Ma non si può fare finta di niente, come se il voto referendario non ci fosse stato; bisogna leggerlo e dargli una risposta adeguata in termini di nuove politiche”. Proseguendo in un’evidente “sminamento” di tutti i punti di riferimento degli ultimi mesi del governo di Renzi, la presidente di Montecitorio aggiunge che “la priorità non può essere il ponte sullo Stretto; la priorità è la messa in sicurezza del territorio e lo dico oggi che la Camera ha appena approvato all’unanimità il decreto sul terremoto. E poi dobbiamo ripartire dal Sud: Gentiloni ha fatto bene a istituire un nuovo ministero. E al Sud servono investimenti pubblici e privati sulla scuola, sull’università, sulla ricerca e per creare lavoro”.

Sull’orizzonte della legislatura la Boldrini spiega che “sarà il Parlamento a decidere. Fino a quando c’è la fiducia e c’è una maggioranza, il governo continua”. Pesa il vitalizio?, chiede Aldo Cazzullo. “Non lo so. Le cose che pesano sono altre – risponde la presidente della Camera – E’ uno degli aspetti, non può diventare il centro del dibattito. Il vitalizio non c’è più dalla scorsa legislatura: i deputati versano i contributi, come tutti. Se la legislatura arriva alla fine, prenderanno la pensione quando avranno 65 anni; altrimenti i soldi versati saranno loro restituiti. Bisogna fare chiarezza. Altrimenti il clima di calunnia genera aggressioni gravi”. Anche da qui la Boldrini – che ha chiesto maggiore attenzione ai vertici dei sociali network – rilancia l’appello: “No a una società inquinata dall’odio – dice – Le bufale della Rete non sono goliardate: sono menzogne decise a tavolino per sporcare le persone, per alimentare la rabbia popolare”.

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