Attàccati alla poltrona o Attaccàti alla poltrona… sembra solo una questione di accenti ma alla fine quell’accento diventa sostanza politica. Più che Giglio magico ormai è “il Piglio Magico”.

Nella foga di dire che loro erano diversi, appartenevano ad un’altra stagione politica, da Maria Elena Boschi alla neoministra Fedeli, passando per Ernesto Carbone (quello del ciaone) ora si ritrovano inchiodati alle loro parole. Parole che diventano poltrone. Privilegio. Potere. Salamelecchi. Status.

E allora se va tutto bene perché in politica più che altrove le parole volano per la leggerezza di chi le pronuncia (e a me non va per niente bene), almeno piantiamola col mito del giovanilismo. Con l’illusione che i nuovi sono migliori dei vecchi. I nuovi sono peggio dei vecchi, perché falsi e ignoranti. Sono bugiardi e arroganti. È vero che Renzi ha tolto il disturbo ma se Paolo Gentiloni diventa il suo pupazzetto, manovrato da Rignano e controllato a Palazzo Chigi dal duo Boschi e Lotti, allora qui è peggio del Gattopardo.

La Boschi rappresenta la casta 2.0, col grumo di opacità legate al padre ex dirigente in quella Etruria madre e padre dei primi obbrobri governativi. Quella Boschi pronta a lapidare l’allora ministro della Giustizia Cancellieri per le telefonate alla signora Ligresti e dire “Al suo posto mi sarei dimessa”. Quella Boschi infastidita per le domande sulla sua riforma. Quella Boschi capricciosa da non voler capire l’opportunità di un gesto che in politica vale tanto e cioè fermarsi un giro.

La neo ministra all’Istruzione Valeria Fedeli, un’altra “dalla lingua lunga” pronta al sacrificio del ce ne andiamo tutti se perdiamo il referendum, e invece…

 

Questa classe politica di gens nova così perdutamente innamorata del potere da non capire che sta ballando sul corpo di un paese tradito dai palazzi, incartato nella crisi e avvitato nella precarietà, cioè l’opposto di quel privilegio permanente che questi signori si garantiscono. Senza batter ciglio.

Attàccati alla poltrona, potevano gridare come sfottò per differenziarsi dagli altri. Invece sono i peggiori attaccàti alla poltrona. E poi dicevamo della Prima Repubblica o di Mastella…

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