“Vigevano è una bella città, ma da queste parti la gente ha paura di vedere le cose come davvero stanno”. Sono le parole di Valentina Marasco, ventenne, figlia di Bruno, un imprenditore di 59 anni che nel giugno del 2015 si tolse la vita. A distanza di un anno, la Procura della Repubblica di Pavia ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone per istigazione al suicido.

Marasco, all’epoca titolare di una cooperativa di servizi (la Maresi di Vigevano), subiva le angherie di un gruppo di malavitosi, sino ad essere portato all’esasperazione e a togliersi la vita. I suoi aguzzini sono tra gli arrestati lo scorso luglio nell’operazione Cave canem, condotta dai Carabinieri della locale caserma, coordinati dalla Procura pavese. Furono incarcerate più di 20 persone, a vario titolo componenti di un’associazione per delinquere dedita al traffico di armi, di droga, alle estorsioni e ai danneggiamenti. Non un gruppo formalmente mafioso, come riferisce il capitano Rocco Papaleo, comandante dei carabinieri di Vigevano, “ma comunque giovani – aggiunge – pronti a fare il salto di qualità. Pronti a diventare boss a tutti gli effetti, come erano i loro modelli: le organizzazioni criminal del sud”. “Questa gente agisce al punto che ti vuole portare al manicomio” dice Valentina.

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