Si è svolta ieri mattina alla Camera una conferenza stampa indetta dall’onorevole Pino Pisicchio per mettere in luce le ricadute sull’ambiente – e di conseguenza sulla salute – delle modifiche costituzionali che il 4 dicembre andremo a votare. Il tema è indubbiamente di cruciale importanza e, almeno fino ad ora, non era emerso con il rilievo che merita. In realtà il problema non era sfuggito all’Associazione dei Medici per l’Ambiente che già nel giugno scorso con un proprio comunicato aveva espresso tutte le proprie perplessità sulla questione.

In sintesi con le modifiche al Titolo V si ridisegnano i rapporti fra Stato e Regioni e viene introdotta una diversa ripartizione delle loro competenze: in pratica, le modifiche porterebbero ad un accentramento di poteri e ad una contestuale diminuzione delle autonomie locali. In particolare lo Stato accentrerà su di sé tutte le competenze in materia di energia, grandi opere, infrastrutture, togliendo voce ai territori e potrà inoltre esercitare una “clausola di supremazia” esautorando quindi le amministrazioni locali di ogni potere decisionale anche sulle materie loro riservate.

La novità non è di poco conto e fortunatamente non è sfuggita a quanti, tra cittadini, associazioni, comitati, in tutta Italia si oppongono a grandi opere, inceneritori, trivellazioni e che di recente hanno sottoscritto l’appello “territori per il No”: ridisegnare in questo modo i rapporti fra governo centrale e territori significa di fatto esautorare completamente le volontà locali e quelle delle istituzioni più vicine ai cittadini.

In realtà non è una novità se pensiamo a quanto già fatto dallo “Sblocca Italia” che impone nuovi inceneritori, elimina i vincoli territoriali per lo smaltimento dei rifiuti e ribattezza impianti insalubri di 1° classe – quali sono appunto gli inceneritori – come “impianti strategici ai fini della salute e dell’ambiente”! Già oggi molte delle principali criticità sanitarie da inquinamento ambientale sono state causate, in varie aree del Paese, dall’identificazione di impianti inquinanti come “opere strategiche di rilevanza nazionale” espropriando di fatto completamente gli enti locali di qualunque possibilità decisionale.

La riforma costituzionale proposta, in particolare con le modifiche all’art. 117, renderebbe questa possibilità strutturale, con il rischio di allargare ulteriormente il divario tra le reali esigenze dei territori e gli interessi dello Stato, spesso legati a motivazioni estranee e antitetiche alle aspirazioni e al Bene Comune delle Comunità locali.

Per noi medici è chiaro il concetto che la salute non è la semplice assenza della malattia, ma, come la definiva l’Oms già dal 1948, “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” e siamo ben consapevoli che tale stato di benessere può realizzarsi solo in presenza di equità sociale e nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, quali il diritto alla salute, all’istruzione, all’abitazione, al lavoro, all’autodeterminazione territoriale, nonché ad un ambiente salubre e rispettoso degli equilibri naturali.

So bene, come medico, che se la diagnosi è sbagliata è ben difficile che il malato possa ricevere la cura giusta e quindi, parafrasando il concetto, individuare nella Costituzione la causa dei guai del nostro paese è semplicemente paradossale e, mai come in questo caso, la cura sarebbe peggiore del male!

Ma tutto questo non è un caso e va ben capita la “filosofia” che ispira questa riforma: essa non è certo nata oggi ma è il risultato di un percorso avviato già con la sottoscrizione dei trattati europei e l’introduzione del pareggio di bilancio. Mettendo al primo posto infatti stabilità dei prezzi, competitività e libera circolazione di merci, capitali e forza lavoro, si è spalancata la strada a principi di incontrollato neoliberismo che subordinano i diritti fondamentali della persona alle esigenze del mercato e della finanza.

La nostra Costituzione è nata, viceversa, da un lungo e paziente lavoro di conciliazione fra diverse visioni della società che avevano però come base comune il rifiuto del liberismo e l’affermazione prioritaria della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali. Attuiamo piuttosto finalmente la nostra Costituzione rimettendo al centro i valori che l’hanno ispirata e respingiamo modifiche che aggraverebbero ulteriormente disuguaglianze sociali, povertà, precarietà, disastri ambientali e incertezza per il futuro.

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