Il tedesco Manfred Weber, capogruppo del Ppe e rappresentante delle posizioni più rigoriste per quanto riguarda i conti pubblici, non si candiderà alla presidenza del Parlamento europeo per il dopo Schulz, anche se il prossimo presidente a suo parere dovrà essere comunque un popolare. “Sono il gestore del processo, né più né meno – ha spiegato Weber – non sarò il candidato del gruppo Ppe per il posto di presidente del Parlamento”. La decisione arriva il giorno dopo l’ufficializzazione della candidatura dell’eurodeputato Pd Gianni Pittella, che si presenta al contrario come oppositore dell’austerity e ha il sostegno del premier italiano Matteo Renzi e del presidente francese François Hollande.

I socialisti, visto che a guidare Commissione e Consiglio europeo sono i rappresentanti del Ppe Jean Claude JunckerDonald Tusk, ritengono imprescindibile che la presidenza del Parlamento vada ancora a loro. Perché, come ha spiegato Pittella mercoledì, “il compromesso su cui si è fondata la collaborazione legislativa sinora realizzata in questi due anni e mezzo è stato rotto, e non da noi. Noi crediamo che occorra aprire una fase nuova, con una nuova agenda, un’agenda progressista per la seconda parte della legislatura”. “E’ esistita una collaborazione legislativa, nata dalla necessità di far andare avanti il lavoro del Parlamento. Ma noi non abbiamo mai smarrito l’idea che noi e i Popolari siamo forze alternative”.

L’alternativa alla presidenza sarebbe ottenere la guida del Consiglio europeo, previo eventuale passo indietro di Tusk. Le cancellerie europee ne discuteranno al prossimo vertice dei capi di Stato e di governo in programma il 15 e 16 dicembre. Nel frattempo, il 13 dicembre, il gruppo del Ppe dovrà pronunciarsi ufficialmente sul suo candidato. Insieme a quello di Weber, che ora tramonta, circolava il nome del vicepresidente popolare del Pe Antonio Tajani, eletto dall’assemblea nel 2014 con più voti di Schulz, favorevole a politiche di sostegno alla crescita e che, nella veste di commissario all’Industria, ha avuto tra i suoi più stretti collaboratori funzionari europei schierati dichiaratamente a sinistra. Ma si sono fatti avanti anche il presidente della delegazione francese, Alain Lamassoure, e la irlandese Mairead McGuiness, ex giornalista e deputata del Fine Gael.

Se il 17 gennaio Pittella riuscisse a farsi proclamare presidente, sarebbe il primo italiano a ricoprire l’incarico da quando (1979) l’assemblea di Strasburgo è eletta a suffragio universale. E l’Italia avrebbe una sponda in più a Bruxelles contro il “rigore” targato MerkelSchaeuble, pur decisamente affievolito dopo che la Commissione ha ufficialmente aperto le porte a una politica fiscale più espansiva (meno tasse e/o più spesa pubblica) per i Paesi Ue che hanno sufficiente spazio di manovra. La comunicazione ha già provocato le reazioni negative del ministro delle Finanze tedesco e del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, entrambi fautori di politiche rigoriste anche se il primo milita nella Cdu, che aderisce al Ppe, mentre il secondo è esponente del Partito Laburista Olandese, membro del Pse.

 

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