Qualche mese fa, quando su RaiDue era andato in onda il docu-reportage “Giovani Ricchi”, in molti (anche noi) non avevano gradito. Colpa del taglio che si era scelto di dare al prodotto, della decisione sbagliata di prendersi troppo sul serio. Il risultato era stato una sorta di ritratto ultracafonal di una generazione ricca e viziata, completamente sconnessa dalla realtà e, in più, utilizzando una sorta di registro moralisteggiante solo all’apparenza. Praticamente, RaiDue aveva provato a fare Mtv, dimostrando però di non esserne in grado.

Ora che proprio su Mtv è partito #Riccanza, il nuovo format in 14 puntate prodotto da DueB e che vuole proprio raccontare la vita quotidiana dei rich kids all’italiana, si può finalmente fare un confronto, con la prevedibile conclusione che solo Mtv può fare Mtv. Alla base della versione realizzata per lo storico canale un tempo musicale e oggi truzzo-millennial, c’è l’ironia, il cazzeggio, la scelta di non prendersi troppo sul serio. E Mtv, che ormai da anni ci racconta con alterne fortune le mille sfaccettature delle nuove generazioni, si conferma forse l’unico canale televisivo in grado di compiere una operazione del genere.

Non c’è l’intento documentaristico, tantomeno quello giornalistico, nella narrazione delle agiate vite di sette “nativi ricchi”, selezionati anche con una certa paracula efficacia tra figli di papà veri e qualche wannabe per strizzare l’occhio ai social. Non poteva mancare, ovviamente, la prezzemolina Elettra Lamborghini, una signorina che già solo con il cognome mette a posto i rich kids di facciata, quelli a uso e consumo dei follower su Instagram. E poi Tommaso Zorzi, altro rampollo ricco per davvero, summa di tutti i cliché della Milano da trangugiare (ché quella da bere è finita da quel dì) ma mai fastidioso o ridicolo, proprio perché dotato di una massiccia e salvifica dose di sense of humour e che utilizza la ricchezza per spassarsela con gli amici, non per dimostrare chissà cosa. E infatti lo dice subito, l’esuberante Tommaso, che ancora non ha la minima idea di cosa vuol fare da grande, che ha solo 21 anni, si è appena laureato a Londra e adesso vuole solo divertirsi per qualche anno ancora. Viva la sincerità.

Il personaggio più interessante, almeno tra quelli che abbiamo visto nei primi due episodi, è Farid Shirvani, bolognese di origini iraniane, figlio di un costruttore e altro ricco sul serio. Il simpatico Farid ha un sacco di soldi, li spende volentieri, compra cinque paia di Air Jordan come noi compriamo cinque paia di mutande al banco del mercato, ma poi va in metropolitana, si regala un hamburger da 1 euro da Mc Donald’s, ama fare il cazzone con gli amici, GoPro alla mano, dimostrando una genuinità che, ad esempio, nel citato reportage di RaiDue non avevamo visto.

Si sono già intraviste anche Anna e Cristel, mentre solo la settimana prossima conosceremo Nicolò, Tommaso e Gian Maria, a completare la scuderia dei rampolli di #Riccanza.

Per adesso, però, l’esperimento sembra riuscito. È cazzeggio, è leggerezza pura e semplice, e anche il cast sembra azzeccato, con scelte che grazie al cielo, e almeno fino al momento, ci evitano ventenni incartapecoriti che dimostrano 800 anni. È una gioventù privilegiata e spesso superficiale, questo è vero, ma al contempo ironica, leggera nell’accezione migliore del termine, divertente e divertita. È una fauna tipicamente milanese che fa sorridere, più che indignare. Il merito è soprattutto del registro narrativo che si è scelto di dare al programma e di alcuni tratti estetici tipicamente da Mtv che escludono a priori la possibilità di fraintendimenti o di seriosità eccessive.  Quello dei rich kids è un fenomeno globale, spesso solo costruito a tavolino a favore di fotocamera per infarcire Instagram di immagini di tracotante opulenza. Ma è un fenomeno interessante da raccontare, se lo si fa senza pretendere analisi sociologiche eccessive. #Riccanza è cazzeggio, ironia e leggerezza e si fa guardare senza difficoltà. E un fenomeno del genere, che è indubbiamente vuoto spinto, si può e si deve raccontare solo così.

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